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mercoledì 8 luglio 2015
Keep calm, perché abbiamo finito con Come Together
E siamo all'ultima parte della nostra analisi di Come Together, una delle canzoni più misteriose dei Fab Four. Per chi ha già letto le prime tre parti, sto per affrontare la quarta strofa; per chi non le avesse ancora lette, i post da leggere sono qui, qui e qui: se fate veloci vi aspettiamo.
Quarta strofa.
"He roller coaster, He got early warning, He got muddy water, He one Mojo filter. He say one and one and one is three. Got to be good looking, cause he's so hard to see".
Il personaggio più ignorato nella storia che raccontiamo è sicuramente George Martin, eppure, come ho fatto notare più volte, doveva avere una grossa parte nella questione. Quest'ultima strofa secondo me è dedicata a lui.
Riassunto delle puntate precedenti. Apollo dice che tutti partecipano e si danno da fare per la sostituzione di Paul, ma qualche anno dopo, quando il bassista rivuole il suo posto, gli animi sono agitati e nessuno è più disposto a fare i salti mortali per un'altra sostituzione. George Martin, lo abbiamo dedotto da diversi indizi, solidarizza e sostiene Bill, che tuttavia non è mai diventato un Beatles a tutti gli effetti. Stando così le cose, il produttore si sarà opposto alla nuova sostituzione, suscitando così le ire di John, che non poteva essere certo troppo benevolo nei suoi confronti.
In questa situazione a me sembra giustificato il riferimento alle montagne russe (roller coaster), che fanno su e giù e non sono lineari, e alle acque torbide (muddy water), magari riferite alla scarsa trasparenza del comportamento di Sir George con loro. Piuttosto facile che Lennon abbia visto nel suo comportamento un vero e proprio tradimento.
Lui è un filtro magico (mojo filter). Un filtro è qualcosa che sta in mezzo tra una sostanza e un'altra. Questa ce la teniamo da parte, a futura memoria.
E poi arriva lei: la frase più famosa tra i fautori della PID. One and one and one is three. Anche tra i fautori dell'aritmetica: uno e uno e uno fa tre.
Ok, siamo seri.
Una frase simile detta da George Martin ha molto senso. Sa che Paul è uscito dal gruppo, Bill non è mai stato considerato un Beatles dagli altri e il rientro di Paul viene impedito. Quanto fa? Per me, fa tre. E lo possiamo ricondurre anche dallo stemma araldico di sir George, lo ricordate? In quell'occasione il produttore decide di includere nello stemma tre scarafaggi invece che quattro. Eppure il riferimento ai Beatles è scontato.
Got to be good looking cause he's so hard to see.
Deve essere di bell'aspetto perché è così difficile da vedere. O deve essere guardato bene (andandoci un po' larghi, lo ammetto). In ogni caso non si può negare che il ruolo di George Martin è decisamente difficile da vedere. E da capire.
Per ora abbiamo finito con Come Together ma sicuramente non con Abbey Road. Ci sono ancora parecchie tessere da aggiungere. Vi aspetto...
giovedì 10 aprile 2014
Sir George e le connessioni araldiche
Bene bene bene...
Che ne dite di continuare a parlare del "quinto Beatles", Sir George Martin, produttore e arrangiatore dei Beatles?
Nel post che ho citato ho avanzato un quesito particolare: cosa sarebbe successo se George Martin si fosse messo dalla parte del nuovo arrivato e avesse deciso di tenerlo sotto la sua protezione?
Beh, oggi vediamo una serie di indizi molto particolari, seminati dal caro Sir George, forse per farci capire qualcosa di questa storia. Esamineremo con un po' di curiosità e attenzione, spero, il simbolo araldico che George Martin scelse nel 1996, quando fu insignito del titolo di Cavaliere dell'Ordine dell'Impero Britannico.
Lo stemma araldico è questo. Cominciamo?
1. I tre scarafaggi. Rappresentano, con un certo grado di ovvietà, i Beatles. Ma altrettanto ovviamente, non sfuggirà che qui i quattro Beatles sono solo tre. Di questi, uno è più grande e potremmo dedurre che indichi Lennon, visto che la sua superiorità artistica non è mai stata messa in discussione. Gli altri due, in buona aprossimazione, io direi che sono George e Ringo. Siccome non è stato possibile un rientro di Paul tra le fila della band, possiamo ipotizzare che il Beatles mancante sia lui: Paul non è più un Beatles e Bill non lo è mai stato.
2. Il pentagramma. Identifica l'ambito di competenza di Sir George. Ma sotto e sopra il rigo musicale, c'è uno strano motivo, simile agli incastri di un puzzle, quasi a voler segnalare un enigma da risolvere.
3. L'uccellino. In cima allo stemma c'è un uccellino, un balestruccio, per l'esattezza. Certo, detto così non vi dice nulla. Ma in inglese si traduce martin. Indicherà quindi il suo cognome e la sua casata.
4. Il flauto. Nella discografia dei Beatles c'è un solo assolo di flauto ed è quello di The Fool on the Hill. Abbiamo visto in questo post, che questa canzone, nel nostro quadro, parla verosimilmente di Bill. E il flauto si trova proprio sotto l'ala dell'uccellino. Ci fa pensare quindi che Bill sia stato preso sotto l'ala protettrice di George Martin.
5. L'inclinazione del flauto. Nella simbologia araldica ha un significato anche il verso del flauto, si dice bend sinister e rappresenta la condizione della illegittimità. Apollo spiegava che i motivi per cui Sir George aveva scelto di mettere il flauto in quella posizione potevano essere due: il produttore si sentiva un bastardo o lavorava con un bastardo. Posto che stava facendo solo il suo lavoro, io escluderei la prima possibilità.
6. Lo stendardo. C'è una frase sullo striscione riprodotto verso la metà dello stemma: Amore Solum Opus Est. Tradotto, All you Need is Love. Prima o poi daremo un'occhiata anche a lei.
7. La zebra col bastone pastorale. Ultimo elemento da analizzare. Con il termine zebra viene indicato anche l'attraversamento pedonale e il bastone pastorale lo ha l'abate. Va da sè che questo indizio si riferisca a Abbey Road. Il riferimento alla copertina di questo disco è chiaro e significa che è importante anche per Sir George. Abbiatene cura, a futura memoria.
Scommetto che ora anche voi trovate terribilmente interessante questo indizio, come me. E scommetto anche che comincia a starvi molto simpatico Sir George Martin.
Bene bene bene...
Che ne dite di continuare a parlare del "quinto Beatles", Sir George Martin, produttore e arrangiatore dei Beatles?
Nel post che ho citato ho avanzato un quesito particolare: cosa sarebbe successo se George Martin si fosse messo dalla parte del nuovo arrivato e avesse deciso di tenerlo sotto la sua protezione?
Beh, oggi vediamo una serie di indizi molto particolari, seminati dal caro Sir George, forse per farci capire qualcosa di questa storia. Esamineremo con un po' di curiosità e attenzione, spero, il simbolo araldico che George Martin scelse nel 1996, quando fu insignito del titolo di Cavaliere dell'Ordine dell'Impero Britannico.
Lo stemma araldico è questo. Cominciamo?
1. I tre scarafaggi. Rappresentano, con un certo grado di ovvietà, i Beatles. Ma altrettanto ovviamente, non sfuggirà che qui i quattro Beatles sono solo tre. Di questi, uno è più grande e potremmo dedurre che indichi Lennon, visto che la sua superiorità artistica non è mai stata messa in discussione. Gli altri due, in buona aprossimazione, io direi che sono George e Ringo. Siccome non è stato possibile un rientro di Paul tra le fila della band, possiamo ipotizzare che il Beatles mancante sia lui: Paul non è più un Beatles e Bill non lo è mai stato.
2. Il pentagramma. Identifica l'ambito di competenza di Sir George. Ma sotto e sopra il rigo musicale, c'è uno strano motivo, simile agli incastri di un puzzle, quasi a voler segnalare un enigma da risolvere.
3. L'uccellino. In cima allo stemma c'è un uccellino, un balestruccio, per l'esattezza. Certo, detto così non vi dice nulla. Ma in inglese si traduce martin. Indicherà quindi il suo cognome e la sua casata.
4. Il flauto. Nella discografia dei Beatles c'è un solo assolo di flauto ed è quello di The Fool on the Hill. Abbiamo visto in questo post, che questa canzone, nel nostro quadro, parla verosimilmente di Bill. E il flauto si trova proprio sotto l'ala dell'uccellino. Ci fa pensare quindi che Bill sia stato preso sotto l'ala protettrice di George Martin.
5. L'inclinazione del flauto. Nella simbologia araldica ha un significato anche il verso del flauto, si dice bend sinister e rappresenta la condizione della illegittimità. Apollo spiegava che i motivi per cui Sir George aveva scelto di mettere il flauto in quella posizione potevano essere due: il produttore si sentiva un bastardo o lavorava con un bastardo. Posto che stava facendo solo il suo lavoro, io escluderei la prima possibilità.
6. Lo stendardo. C'è una frase sullo striscione riprodotto verso la metà dello stemma: Amore Solum Opus Est. Tradotto, All you Need is Love. Prima o poi daremo un'occhiata anche a lei.
7. La zebra col bastone pastorale. Ultimo elemento da analizzare. Con il termine zebra viene indicato anche l'attraversamento pedonale e il bastone pastorale lo ha l'abate. Va da sè che questo indizio si riferisca a Abbey Road. Il riferimento alla copertina di questo disco è chiaro e significa che è importante anche per Sir George. Abbiatene cura, a futura memoria.
Scommetto che ora anche voi trovate terribilmente interessante questo indizio, come me. E scommetto anche che comincia a starvi molto simpatico Sir George Martin.
Bene bene bene...
lunedì 24 marzo 2014
Cominciamo bene, Bill!!!
Di tanto in tanto, nelle dissertazioni di questo blog, ho sfiorato un argomento che, per me, è di primaria importanza. Si, perché, quando ho cominciato ad impicciarmi di tutta questa vicenda, mi sono messa i dubbi di chi tipicamente si fa i fatti degli altri. Cosa ha fatto Tizio, come ha reagito Caio e come si sarà sentito Sempronio... cose così.
Va da se che, una volta dedotto che il buon Paul non era morto ma si era fatto da parte per un po' e al suo posto era stato inserito un estraneo, la mia curiosità è stata quella di capire come questo estraneo era stato accolto all'interno del gruppo, come ci si trovava, cosa pensavano gli altri e se ne erano entusiasti. Maniacale, lo so, ma le sorprese sono davvero soddisfacenti su questo lato della storia.
Qualcosa l'abbiamo già vista. Partiamo dall'ingresso del sostituto (anche qui): in With a Little Help From My Friends, al nuovo cantante Billy Shears viene chiesto se è preoccupato perché è solo e se si sente triste per questo, se crede all'amore a prima vista e ha bisogno di qualcuno. Lui risponde che ce la può fare con un piccolo aiuto degli amici, che ha bisogno di qualcuno da amare e che quando spegne la luce vede qualcosa che è solo suo. Non è difficile ipotizzare che appena entrato nella band e lasciata la sua vita alle spalle, Bill possa aver provato qualche difficoltà. Certo credeva nell'aiuto degli amici...
Altro passo, questa volta da Hello Goodbye. Abbiamo più volte identificato questa canzone come la canzone dello scambio: Paul dice addio e Bill dice ciao. Oltre a ribadire che non sa perché l'altro dice addio, nella canzone afferma "Dico si ma forse voglio dire no" e "Posso restare finché non è ora di andare". Ahia. Bill ha detto si ma non è sicuro di voler restare e comunque rimarrà finché sarà necessario. (Vedi qui).
Aggiungerei a questo punto le considerazioni che abbiamo già fatto sulla scuola e i professori (qui). Bill, in diverse canzoni (Getting Better, Not Such a Bad Boy e Feet in the Clouds) parla del periodo in cui frequentava la scuola, dice che diventava matto e che i suoi professori lo opprimevano e soffocavano. Abbiamo anche detto che Bill, con tutta probabilità, si riferisce così al primo periodo nei Beatles, in cui doveva imparare a essere McCartney ma, sorpresa sorpresa, non parla in modo felice di quel periodo. Doppio Ahia.
A futura memoria aggiungerei anche il riferimento al college che viene fatto in You Never Give Me Your Money: qui afferma che una volta fuori dal college i soldi sono finiti, non vede futuro e non paga l'affitto. Annotatelo mentalmente.
Andiamo avanti. C'è una canzone che, secondo me, ci da la misura della solitudine di Bill all'interno del gruppo e di ciò che gli altri pensano di lui. D'altra parte pensiamo alla situazione: Paul sta male e diventa necessario sostituirlo finché non potrà, forse, tornare al suo posto. Gli altri Beatles, amici fraterni, si trovano un estraneo in casa, una persona che non ha vissuto ciò che avevano vissuto loro, che non aveva partecipato ai loro sacrifici e non era parte del gruppo.
Cosa è legittimo aspettarsi in una situazione simile? The Fool on the Hill, secondo me.
"Giorno dopo giorno, solo sulla collina, l'uomo col ghigno da scemo se ne sta perfettamente immobile. Ma nessuno lo vuole conoscere, loro vedono che è solo uno scemo. E lui non da mai una risposta. Ma lo scemo sulla collina vede il sole tramontare e con gli occhi della mente vede il mondo girare. Strada facendo, la testa in una nuvola, l'uomo dalle mille voci parla assolutamente forte, ma nessuno lo sente mai, o sente il suono che sembra emettere. E lui sembra non accorgersene. [...] E sembra che non piaccia a nessuno, loro possono dire cosa vuole fare e lui non mostra mai i suoi sentimenti. Lui non li ascolta mai, sa che sono loro gli scemi. A loro lui non piace".
Che dire? E' l'inno alla solitudine. Ma ci dice qualcosa di più. Primo, il riferimento all'uomo dalle mille voci: Bill è stato scelto per la sua capacità di "modellare" la sua voce. Secondo, lui parla forte ma nessuno sente il suono della sua voce. Significa che nessuno si accorge che non è Paul? Terzo, loro possono dire cosa vuole lui e lui non mostra mai i suoi sentimenti. Ahia. Di nuovo.
Una precisazione: nelle traduzioni non è sempre facile trovare la sfumatura giusta delle parole. Fool si può tradurre anche come matto o buffone ma nella maggior parte delle traduzioni della canzone che ho trovato era indicato come "scemo", ho pensato di lasciare questo, ma tenendo a mente anche le altre possibilità.
A prescindere, possiamo intuire da questi riferimenti che fin dall'inizio c'è una marcata antipatia per il sostituto di Paul, sebbene sulla carta ciò che appare è altro. Cioè. Ai Beatles il sostituto ha, a tutti gli effetti, tolto le le castagne dal fuoco. Il sostituto si trova, all'improvviso, in una posizione privilegiata e può vivere la vita della star del rock. Eppure...
Eppure, niente è più ingannevole dell'ovvio.
Va da se che, una volta dedotto che il buon Paul non era morto ma si era fatto da parte per un po' e al suo posto era stato inserito un estraneo, la mia curiosità è stata quella di capire come questo estraneo era stato accolto all'interno del gruppo, come ci si trovava, cosa pensavano gli altri e se ne erano entusiasti. Maniacale, lo so, ma le sorprese sono davvero soddisfacenti su questo lato della storia.
Qualcosa l'abbiamo già vista. Partiamo dall'ingresso del sostituto (anche qui): in With a Little Help From My Friends, al nuovo cantante Billy Shears viene chiesto se è preoccupato perché è solo e se si sente triste per questo, se crede all'amore a prima vista e ha bisogno di qualcuno. Lui risponde che ce la può fare con un piccolo aiuto degli amici, che ha bisogno di qualcuno da amare e che quando spegne la luce vede qualcosa che è solo suo. Non è difficile ipotizzare che appena entrato nella band e lasciata la sua vita alle spalle, Bill possa aver provato qualche difficoltà. Certo credeva nell'aiuto degli amici...
Altro passo, questa volta da Hello Goodbye. Abbiamo più volte identificato questa canzone come la canzone dello scambio: Paul dice addio e Bill dice ciao. Oltre a ribadire che non sa perché l'altro dice addio, nella canzone afferma "Dico si ma forse voglio dire no" e "Posso restare finché non è ora di andare". Ahia. Bill ha detto si ma non è sicuro di voler restare e comunque rimarrà finché sarà necessario. (Vedi qui).
Aggiungerei a questo punto le considerazioni che abbiamo già fatto sulla scuola e i professori (qui). Bill, in diverse canzoni (Getting Better, Not Such a Bad Boy e Feet in the Clouds) parla del periodo in cui frequentava la scuola, dice che diventava matto e che i suoi professori lo opprimevano e soffocavano. Abbiamo anche detto che Bill, con tutta probabilità, si riferisce così al primo periodo nei Beatles, in cui doveva imparare a essere McCartney ma, sorpresa sorpresa, non parla in modo felice di quel periodo. Doppio Ahia.
A futura memoria aggiungerei anche il riferimento al college che viene fatto in You Never Give Me Your Money: qui afferma che una volta fuori dal college i soldi sono finiti, non vede futuro e non paga l'affitto. Annotatelo mentalmente.
Andiamo avanti. C'è una canzone che, secondo me, ci da la misura della solitudine di Bill all'interno del gruppo e di ciò che gli altri pensano di lui. D'altra parte pensiamo alla situazione: Paul sta male e diventa necessario sostituirlo finché non potrà, forse, tornare al suo posto. Gli altri Beatles, amici fraterni, si trovano un estraneo in casa, una persona che non ha vissuto ciò che avevano vissuto loro, che non aveva partecipato ai loro sacrifici e non era parte del gruppo.
Cosa è legittimo aspettarsi in una situazione simile? The Fool on the Hill, secondo me.
"Giorno dopo giorno, solo sulla collina, l'uomo col ghigno da scemo se ne sta perfettamente immobile. Ma nessuno lo vuole conoscere, loro vedono che è solo uno scemo. E lui non da mai una risposta. Ma lo scemo sulla collina vede il sole tramontare e con gli occhi della mente vede il mondo girare. Strada facendo, la testa in una nuvola, l'uomo dalle mille voci parla assolutamente forte, ma nessuno lo sente mai, o sente il suono che sembra emettere. E lui sembra non accorgersene. [...] E sembra che non piaccia a nessuno, loro possono dire cosa vuole fare e lui non mostra mai i suoi sentimenti. Lui non li ascolta mai, sa che sono loro gli scemi. A loro lui non piace".
Che dire? E' l'inno alla solitudine. Ma ci dice qualcosa di più. Primo, il riferimento all'uomo dalle mille voci: Bill è stato scelto per la sua capacità di "modellare" la sua voce. Secondo, lui parla forte ma nessuno sente il suono della sua voce. Significa che nessuno si accorge che non è Paul? Terzo, loro possono dire cosa vuole lui e lui non mostra mai i suoi sentimenti. Ahia. Di nuovo.
Una precisazione: nelle traduzioni non è sempre facile trovare la sfumatura giusta delle parole. Fool si può tradurre anche come matto o buffone ma nella maggior parte delle traduzioni della canzone che ho trovato era indicato come "scemo", ho pensato di lasciare questo, ma tenendo a mente anche le altre possibilità.
A prescindere, possiamo intuire da questi riferimenti che fin dall'inizio c'è una marcata antipatia per il sostituto di Paul, sebbene sulla carta ciò che appare è altro. Cioè. Ai Beatles il sostituto ha, a tutti gli effetti, tolto le le castagne dal fuoco. Il sostituto si trova, all'improvviso, in una posizione privilegiata e può vivere la vita della star del rock. Eppure...
Eppure, niente è più ingannevole dell'ovvio.
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domenica 2 febbraio 2014
A favore di Mr. Kite!!!!
Eccoci di nuovo.
Oggi parliamo di una canzone che, mea culpa, agli inizi della mia ricerca, avevo proprio ignorato.
Being for the Benefit of Mr. Kite.
Una sera, lavorando alle traduzioni di "Seguendo Mr. Apollo", la mia traduttrice mi fa notare che kite, in inglese, significa aquilone. Da lì, ovviamente, è iniziata la lunga serie delle nostre speculazioni. Prima di raccontarvele, vediamo qualcosa in più sulla canzone.
"A favore di Mr. Kite, stasera si terrà un'esibizione sul tappeto elastico. Gli Henderson saranno tutti lì, in arrivo dalla fiera di Pablo Fanques, che scena. Sopra uomini e cavalli, cerchi e giarrettiere. Infine attraverso una botte di fuoco reale. In questo modo Mr. Kite lancerà una sfida al mondo. [..] Gli Henderson balleranno e canteranno mentre Mr. Kite attraverserà in volo l'anello (the ring), non tardate. I signori K. e H. assicurano al pubblico che la loro produzione non sarà seconda a nessuna. E naturalmente Henry il cavallo ballerà il valzer. [...]"
Questa canzone è contenuta nel disco Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band e pare che l'ispirazione sia venuta a Lennon dopo aver visto in un negozio la locandina di uno spettacolo circense. In effetti la canzone racconta di uno spettacolo in cui gli acrobati si esibiscono; gli stessi nomi sono presenti anche sulla locandina. Niente da dire.
Però.
Però certi riferimenti fanno pensare. O almeno su di noi hanno avuto questo effetto. E arriviamo alle speculazioni. Mr. Kite sta per Mr. Aquilone e tutto il circo è stato messo su per lui. Al momento in cui viene realizzato Sgt Pepper, secondo quanto abbiamo già visto, Paul è uscito dal gruppo, è stato "momentaneamente" rimpiazzato da Bill e, come raccontato da Apollo, gli altri hanno retto il gioco, tappando buchi ed imperfezioni dell'organizzazione, per consentirgli di tornare sulla scena a tempo debito.
Seconda speculazione. I Beatles volevano raccontare tutto quello che stava succedendo con Sgt. Pepper: la copertina del disco, le fotografie, i testi delle canzoni, tutto è rivolto a spiegare l'intera storia. Va da sé che anche questa canzone racconti qualcosa.
Quindi, Mr. Kite sarebbe Paul e gli altri avrebbero messo su un circo in cui si esibiscono per consentirgli di "sfidare il mondo". A un certo punto, la canzone dice che Mr. Kite attraversa in volo il "ring", che può stare per anello, ma potrebbe anche indicare lo spazio in cui gli artisti si stanno esibendo. In altre parole, tutta la trama, i personaggi, tutti i fili che sono stati tirati, tutto è stato messo su per far si che Paul fosse protetto e potesse a tempo debito, riavere il suo posto. Tutte le persone che sono state coinvolte, hanno in qualche modo fatto i salti mortali "a favore di Mister Kite".
Un'ultima considerazione: per quanto si allontani, l'aquilone rimane sempre attaccato al filo e può essere riportato giù in qualsiasi momento. Quadra con la situazione di Paul?
Restate in zona per la prossima tessera del puzzle!!!
Oggi parliamo di una canzone che, mea culpa, agli inizi della mia ricerca, avevo proprio ignorato.
Being for the Benefit of Mr. Kite.
Una sera, lavorando alle traduzioni di "Seguendo Mr. Apollo", la mia traduttrice mi fa notare che kite, in inglese, significa aquilone. Da lì, ovviamente, è iniziata la lunga serie delle nostre speculazioni. Prima di raccontarvele, vediamo qualcosa in più sulla canzone.
"A favore di Mr. Kite, stasera si terrà un'esibizione sul tappeto elastico. Gli Henderson saranno tutti lì, in arrivo dalla fiera di Pablo Fanques, che scena. Sopra uomini e cavalli, cerchi e giarrettiere. Infine attraverso una botte di fuoco reale. In questo modo Mr. Kite lancerà una sfida al mondo. [..] Gli Henderson balleranno e canteranno mentre Mr. Kite attraverserà in volo l'anello (the ring), non tardate. I signori K. e H. assicurano al pubblico che la loro produzione non sarà seconda a nessuna. E naturalmente Henry il cavallo ballerà il valzer. [...]"
Questa canzone è contenuta nel disco Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band e pare che l'ispirazione sia venuta a Lennon dopo aver visto in un negozio la locandina di uno spettacolo circense. In effetti la canzone racconta di uno spettacolo in cui gli acrobati si esibiscono; gli stessi nomi sono presenti anche sulla locandina. Niente da dire.
Però.
Però certi riferimenti fanno pensare. O almeno su di noi hanno avuto questo effetto. E arriviamo alle speculazioni. Mr. Kite sta per Mr. Aquilone e tutto il circo è stato messo su per lui. Al momento in cui viene realizzato Sgt Pepper, secondo quanto abbiamo già visto, Paul è uscito dal gruppo, è stato "momentaneamente" rimpiazzato da Bill e, come raccontato da Apollo, gli altri hanno retto il gioco, tappando buchi ed imperfezioni dell'organizzazione, per consentirgli di tornare sulla scena a tempo debito.
Seconda speculazione. I Beatles volevano raccontare tutto quello che stava succedendo con Sgt. Pepper: la copertina del disco, le fotografie, i testi delle canzoni, tutto è rivolto a spiegare l'intera storia. Va da sé che anche questa canzone racconti qualcosa.
Quindi, Mr. Kite sarebbe Paul e gli altri avrebbero messo su un circo in cui si esibiscono per consentirgli di "sfidare il mondo". A un certo punto, la canzone dice che Mr. Kite attraversa in volo il "ring", che può stare per anello, ma potrebbe anche indicare lo spazio in cui gli artisti si stanno esibendo. In altre parole, tutta la trama, i personaggi, tutti i fili che sono stati tirati, tutto è stato messo su per far si che Paul fosse protetto e potesse a tempo debito, riavere il suo posto. Tutte le persone che sono state coinvolte, hanno in qualche modo fatto i salti mortali "a favore di Mister Kite".
Un'ultima considerazione: per quanto si allontani, l'aquilone rimane sempre attaccato al filo e può essere riportato giù in qualsiasi momento. Quadra con la situazione di Paul?
Restate in zona per la prossima tessera del puzzle!!!
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lunedì 2 dicembre 2013
Storie di esami del sangue e figli nascosti
C'è una parte molto interessante in questa storia che riguarda una figlia rifiutata e un ostinato processo per il suo riconoscimento. Spieghiamo meglio partendo dall'inizio.
Agli inizi degli anni Sessanta, nei periodi in cui si esibiva ad Amburgo, Paul McCartney aveva una "love story" con una ragazza tedesca di nome Erika Hübers. I due ragazzi sono molto giovani e la loro storia finisce nel 1962, quando Erika rimane incinta. Paul non prende bene la notizia e le chiede di abortire, un po' per via della giovane età, ma soprattutto perché un avvenimento simile rovinerebbe la sua carriera appena iniziata.
Tuttavia, Erika decide di tenere la bambina, che chiamerà Bettina, mentre Paul è determinato a non riconoscerla. A questo punto, la ragazza avvia una causa di riconoscimento della paternità, che però si interrompe nel 1966, con un accordo col quale Paul s'impegna a versare una somma di denaro, una tantum, per il mantenimento della piccola Bettina.
Qui la conclusione potrebbe essere scontata: aver pagato una certa somma per una bimba che non vuole riconoscere sembra un riconoscimento implicito che quella figlia è sua. Ma non è così semplice. La legge tedesca avrebbe impedito a Paul di esibirsi in Germania finché non si fosse risolto il procedimento a suo carico, aperto al Tribunale minorile. Così, il suo avvocato, per chiudere la questione in modo sbrigativo, si accorda per versare una somma di 30000 marchi e liquidare l'intera questione.
Ma la storia non finisce certo così. Nel 1980, Bettina, scoperto qualche anno prima dei suoi "nobili natali", decide di intentare causa per ottenere finalmente ciò che le spetta. Sulle prime, Paul non si reca in Germania per evitare di sottoporsi agli esami del sangue, ma nel 1983 non può più evitarli. Infatti i giudici decidono di inviare a Londra un medico tedesco che lo sottoponga a un prelievo del sangue.
E qui la questione si fa davvero interessante.
Si, perché ai prelievi viene allegato il modulo compilato e firmato da McCartney all'atto degli esami, con una foto, due firme e un'impronta digitale.
Veniamo al sodo. Quali sono i risultati?
Gli esami dicono che Paul McCartney NON è il padre biologico di Bettina Hübers.
Però. Però c'è qualcosa di strano: ci sono delle differenze con degli esami del sangue fatti tempo prima e, soprattutto ci sono le fotografie scattate il giorno dei prelievi e la firma apposta da Paul sul modulo. Erika e Bettina decidono solo dopo qualche anno di sottoporre tutto questo a un perito per continuare la causa di paternità. E indovinate cosa ne viene fuori?
1. Il gruppo sanguigno. Quello risultante dalle analisi del 1983 sarebbe A1, mentre a McCartney sarebbe sempre stato attribuito il gruppo sanguigno B.
2. La firma. Dalla perizia calligrafica risulta che ci sono differenze sostanziali tra le firme autografe di Paul McCartney pre '66 e la firma sul modulo dei prelievi, e che qui la firma sembra apposta da un destrorso che si sforza di scrivere da mancino. Suona familiare?
3. La fotografia. Sulla fotografia è stata condotta anche una perizia biometrica, che la pone a confronto con un'immagine di McCartney della metà degli anni Ottanta. La vediamo?
Agli inizi degli anni Sessanta, nei periodi in cui si esibiva ad Amburgo, Paul McCartney aveva una "love story" con una ragazza tedesca di nome Erika Hübers. I due ragazzi sono molto giovani e la loro storia finisce nel 1962, quando Erika rimane incinta. Paul non prende bene la notizia e le chiede di abortire, un po' per via della giovane età, ma soprattutto perché un avvenimento simile rovinerebbe la sua carriera appena iniziata.
Tuttavia, Erika decide di tenere la bambina, che chiamerà Bettina, mentre Paul è determinato a non riconoscerla. A questo punto, la ragazza avvia una causa di riconoscimento della paternità, che però si interrompe nel 1966, con un accordo col quale Paul s'impegna a versare una somma di denaro, una tantum, per il mantenimento della piccola Bettina.
Qui la conclusione potrebbe essere scontata: aver pagato una certa somma per una bimba che non vuole riconoscere sembra un riconoscimento implicito che quella figlia è sua. Ma non è così semplice. La legge tedesca avrebbe impedito a Paul di esibirsi in Germania finché non si fosse risolto il procedimento a suo carico, aperto al Tribunale minorile. Così, il suo avvocato, per chiudere la questione in modo sbrigativo, si accorda per versare una somma di 30000 marchi e liquidare l'intera questione.
Ma la storia non finisce certo così. Nel 1980, Bettina, scoperto qualche anno prima dei suoi "nobili natali", decide di intentare causa per ottenere finalmente ciò che le spetta. Sulle prime, Paul non si reca in Germania per evitare di sottoporsi agli esami del sangue, ma nel 1983 non può più evitarli. Infatti i giudici decidono di inviare a Londra un medico tedesco che lo sottoponga a un prelievo del sangue.
E qui la questione si fa davvero interessante.
Si, perché ai prelievi viene allegato il modulo compilato e firmato da McCartney all'atto degli esami, con una foto, due firme e un'impronta digitale.
Veniamo al sodo. Quali sono i risultati?
Gli esami dicono che Paul McCartney NON è il padre biologico di Bettina Hübers.
Però. Però c'è qualcosa di strano: ci sono delle differenze con degli esami del sangue fatti tempo prima e, soprattutto ci sono le fotografie scattate il giorno dei prelievi e la firma apposta da Paul sul modulo. Erika e Bettina decidono solo dopo qualche anno di sottoporre tutto questo a un perito per continuare la causa di paternità. E indovinate cosa ne viene fuori?
1. Il gruppo sanguigno. Quello risultante dalle analisi del 1983 sarebbe A1, mentre a McCartney sarebbe sempre stato attribuito il gruppo sanguigno B.
2. La firma. Dalla perizia calligrafica risulta che ci sono differenze sostanziali tra le firme autografe di Paul McCartney pre '66 e la firma sul modulo dei prelievi, e che qui la firma sembra apposta da un destrorso che si sforza di scrivere da mancino. Suona familiare?
3. La fotografia. Sulla fotografia è stata condotta anche una perizia biometrica, che la pone a confronto con un'immagine di McCartney della metà degli anni Ottanta. La vediamo?
Che ne pensate? A me sembra di poter riconoscere tutte le differenze che ho esposto mille e una volta: in alto vediamo un McCartney (io direi Bill) con la testa, il viso, il naso e il mento più lunghi e le sopracciglia arrotondate. Ingrandendo l'immagine poi, troviamo anche la cicatrice sul sopracciglio sinistro. Il McCartney in basso, io direi quello originale, ha invece la testa e il viso più tondo, la fossetta sul mento, le sopracciglia angolate e manca la cicatrice sul sopracciglio sinistro. Queste sono le mie deduzioni. Ovviamente la perizia ufficiale si è espressa in altri termini (ovviamente più degni di fede) ma, in definitiva, ha sottolineato come le discrepanze tra le due foto siano tali da rendere plausibile il sospetto che non si tratti della stessa persona.
A questo proposito, mi e stato fatto notare come questa sia stata la prima perizia biometrica ufficiale su Paul McCartney, passata sicuramente in sordina rispetto alla perizia effettuata dai due professionisti italiani Francesco Gavazzeni e Gabriella Carlesi, di cui parleremo più diffusamente in futuro.
Cosa è rimasto da raccontare... vediamo.
Beh, si. Vi starete chiedendo come è andata a finire per Bettina Hübers? Non siete curiosi?
Nel 2007, al termine di queste ricerche, Erika e Bettina intentano ancora causa per falso in atto pubblico, sostenendo che McCartney si era servito di un sosia per effettuare i prelievi e il resto. La Procura di Berlino, il 26 Maggio 2007, ha dichiarato il caso prescritto, in quanto il reato di falso in atto pubblico, per la legge tedesca, decade in cinque anni.
NOOOO!!!! PRESCRITTO???!!! ANCHE QUESTO???!!! MA E' UNA PERSECUZIONE!!!
Nota. Il libro da cui ho appreso i particolari di questa storia si intitola Il Codice McCartney, di Fabio Andriola e Alessandra Gigante (edito da Rizzoli nel 2011).
mercoledì 27 novembre 2013
Mr. Apollo e i primi indizi
Qualche settimana fa, durante una discussione su Seguendo Mr. Apollo, da qualche parte sul Web, mi è stato chiesto come mai non avessi inserito i post di Apollo C. Vermouth nel libro. In lingua originale, ovviamente. La mia risposta, sul momento, è stata piuttosto concisa, ma è una questione che merita qualche parola in più.
Ho seguito gli indizi di Apollo C. Vermouth e sono arrivata a formarmi una mia opinione che, solo dopo, è confluita in un libro. I post di Apollo erano, per inciso, quelli lasciati da Neil Aspinall sui due forum The King is Naked e Nothing is Real. Ho sempre affermato che, non solo questi post, ma anche buona parte del materiale che ho usato per il libro, viene da questi forum, perciò ringrazio a titolo personale chi ci ha lavorato.
Certo, inserire i post di Apollo nel libro poteva essere interessante per quegli appassionati della materia desiderosi, probabilmente, di controllare la fonte di quanto da me sostenuto. Legittimo. Ad ogni buon conto, per quanto mi risulta, i post di Apollo sono ancora presenti nel forum The King is Naked, mentre sono stati cancellati quelli del forum Nothing is Real.
Siccome ci avevo già pensato anche io, alla fine ho deciso di inserire una pagina con i post. La prima parte, QUI, comprende i post lasciati sul forum The King is Naked, i primi lasciati da Apollo C. Vermouth.
Li ho copiati come erano sul forum, perciò comprendendo i riferimenti alle discussioni da cui sono estrapolati ed eventuali errori di battitura.
Dopo che avrete visto la mole dei post, non sarà difficile comprendere come mai non li ho inseriti. Pensate che uno dei miei scopi era quello di venderlo, il libro!!!
Ora, a chi ha un po' di tempo, voglia e interesse, auguro una buona lettura. Ne vale la pena. Vi aspetto per la prossima puntata.
Ho seguito gli indizi di Apollo C. Vermouth e sono arrivata a formarmi una mia opinione che, solo dopo, è confluita in un libro. I post di Apollo erano, per inciso, quelli lasciati da Neil Aspinall sui due forum The King is Naked e Nothing is Real. Ho sempre affermato che, non solo questi post, ma anche buona parte del materiale che ho usato per il libro, viene da questi forum, perciò ringrazio a titolo personale chi ci ha lavorato.
Certo, inserire i post di Apollo nel libro poteva essere interessante per quegli appassionati della materia desiderosi, probabilmente, di controllare la fonte di quanto da me sostenuto. Legittimo. Ad ogni buon conto, per quanto mi risulta, i post di Apollo sono ancora presenti nel forum The King is Naked, mentre sono stati cancellati quelli del forum Nothing is Real.
Siccome ci avevo già pensato anche io, alla fine ho deciso di inserire una pagina con i post. La prima parte, QUI, comprende i post lasciati sul forum The King is Naked, i primi lasciati da Apollo C. Vermouth.
Li ho copiati come erano sul forum, perciò comprendendo i riferimenti alle discussioni da cui sono estrapolati ed eventuali errori di battitura.
Dopo che avrete visto la mole dei post, non sarà difficile comprendere come mai non li ho inseriti. Pensate che uno dei miei scopi era quello di venderlo, il libro!!!
Ora, a chi ha un po' di tempo, voglia e interesse, auguro una buona lettura. Ne vale la pena. Vi aspetto per la prossima puntata.
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domenica 24 novembre 2013
Seguendo Mr. Apollo in società
E' stata una bella presentazione. Niente da dire.
Ringrazio per prima cosa le Istituzioni, che mi hanno permesso di montare i tre maxischermi in Piazza Repubblica, in Piazza dei Centomila e in Piazza del Carmine. Sono stati indispensabili.
E ringrazio anche il Corpo della Polizia Municipale che, con il suo indefesso lavoro, ha evitato che si creassero più gravi problemi di circolazione e viabilità. Davvero insostituibili.
Un caro ringraziamento va a tutti coloro che per ore, al freddo e sotto la pioggia, hanno atteso di poter prender posto nella sala della presentazione di Seguendo Mr. Apollo. Grazie per la pazienza.
Un vero grazie di cuore va alle forze dell'ordine e agli operatori del 118, intervenuti sul posto quando il dibattito, imprevedibilmente, è diventato "un po' troppo caldo". Mi sento di rassicurare chi è andato via impaurito: anche il personale medico ha confermato che sembrava peggio di quanto non fosse realmente. No, in effetti, nemmeno io mi aspettavo che la vecchina nascondesse un coltello dentro la borsa...
Non ci credete? Dite che è inverosimile? Dove ha smesso di essere credibile? Dite dai maxischermi???
MA DAI!!!!!!!!!
Ok, ok, gente di poca fantasia. Non è andata esattamente così. E' stato tutto un pelino più... normale.
Ma ci siamo divertiti. Davvero. Who can ask for anything more?
Perciò un grazie, vero stavolta, va all'Associazione Musae, al suo presidente Maurizio Fuccaro e a Giovanni Carcassi che mi ha presentato; all'Hotel Regina Margherita; a chi c'era e si è divertito; a chi c'era, non si è divertito, ma ha detto di si per compiacermi; a chi avrebbe voluto esserci e non ce l'ha fatta; a chi non è venuto perché non ne aveva voglia e non si sarebbe divertito; a chi ha rinunciato a venire per via della pioggia. Era da matti uscire con quel tempo!!!
E grazie anche a me per esserci stata: con l'ansia che avevo, era cosa tutt'altro che scontata!!!
Vi aspetto qui al prossimo giro. Si torna a fare le persone serie. Si, beh, non più del solito, comunque.
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martedì 12 novembre 2013
Seguendo Mr. Apollo e il debutto in società
Forse non tutti sanno che...
Eh si. Questo blog è nato per vari motivi: il primo scopo era sicuramente quello di pubblicizzare il mio primo libro, Seguendo Mr. Apollo, come da manuale dell'autore autopubblicato. Il secondo scopo era quello di raccontare una storia che mi ha appassionato e turbato e, quindi, di condividerla con chi poteva essere interessato. Il terzo scopo, come ho ribadito più volte, era quello di trovare nuovi ascoltatori da tediare, per tentare di salvare amicizie e rapporti parentali già acquisiti.
Ma ogni libro deve avere, prima o poi, il suo Battesimo. O il suo debutto in società, se preferite. Seguendo Mr. Apollo è stato pubblicato a Gennaio e il suo, non lo aveva ancora avuto... Se avete due o tre giorni da dedicarmi, posso spiegarvi il perché... No?? Ok, se preferite...
Allora, il succo del discorso è che FINALMENTE è arrivato il momento di fare la prima presentazione di Seguendo Mr. Apollo. Si terrà a Cagliari il 22 Novembre, presso l'Hotel Regina Margherita, alle ore 19,00. E' inserito all'interno di un festival, Il mese delle muse, che si svolgerà per tutto il mese di Novembre. Qualora foste interessati, trovate QUI ulteriori informazioni.
L'ingresso è libero e chiunque vorrà passare a fare due chiacchiere sull'argomento sarà gradito e benvenuto.
Perciò, se il 22 Novembre, vi trovate a passare in quel di Cagliari.. vi aspetto.
venerdì 8 novembre 2013
La cicatrice ignorata
Negli ultimi post abbiamo divagato un po' sul nuovo disco di Paul McCartney: ne è valsa la pena e non escludo di tornarci sopra in futuro, ma per ora direi che va bene così... Torniamo alla nostra storia?
Oggi volevo puntare l'attenzione su un elemento che è sempre stato sottovalutato. No, in realtà è sempre stato sonoramente ignorato. E non so perché, vista l'evidenza. Dai ditelo, siete sulle spine?
Ok, vi do un indizio: si tratta di una cicatrice sul viso di Paul McCartney.
L'unica cicatrice di Paul registrata dalle cronache, si trova sul labbro superiore ed è la conseguenza di un incidente in moto avvenuto il 26 dicembre del 1965. E' un incidente importante perché è servito ad aggiungere mistero alla leggenda PID. Ad ogni buon conto, oggi ci interessa solo sapere quali sono state le ferite riportate da Paul in quell'incidente.
Quella sera, Paul stava andando da Liverpool a Wirral, a trovare sua cugina, insieme al suo amico Tara Browne, in moto. All'improvviso, perde l'equilibrio e finisce con la faccia sul'asfalto. Nell'impatto si spezza un incisivo che va a tagliare il labbro. Annotiamo: dente spezzato e labbro ferito. Il dente spezzato lo vediamo nei video di Rain e di Paperback Writer. La cicatrice sul labbro la possiamo vedere ancora oggi.
Dall'immagine accanto possiamo registrare anche un'altra ferita appena sopra l'arcata sopraccigliare. Attenzione a questa ferita: si posiziona esattamente sopra il sopracciglio e non sembra recare alcun "taglio".
Ricordiamo che le cronache, riguardo a quell'incidente, non registrano altro danno se non quello al dente e al labbro. Eppure ci sono fotografie in cui "McCartney" ha una cicatrice sullo stesso sopracciglio, ma decisamente più evidente. Ne vediamo qualcuna?
Oggi volevo puntare l'attenzione su un elemento che è sempre stato sottovalutato. No, in realtà è sempre stato sonoramente ignorato. E non so perché, vista l'evidenza. Dai ditelo, siete sulle spine?
Ok, vi do un indizio: si tratta di una cicatrice sul viso di Paul McCartney.

Quella sera, Paul stava andando da Liverpool a Wirral, a trovare sua cugina, insieme al suo amico Tara Browne, in moto. All'improvviso, perde l'equilibrio e finisce con la faccia sul'asfalto. Nell'impatto si spezza un incisivo che va a tagliare il labbro. Annotiamo: dente spezzato e labbro ferito. Il dente spezzato lo vediamo nei video di Rain e di Paperback Writer. La cicatrice sul labbro la possiamo vedere ancora oggi.
Dall'immagine accanto possiamo registrare anche un'altra ferita appena sopra l'arcata sopraccigliare. Attenzione a questa ferita: si posiziona esattamente sopra il sopracciglio e non sembra recare alcun "taglio".
Ricordiamo che le cronache, riguardo a quell'incidente, non registrano altro danno se non quello al dente e al labbro. Eppure ci sono fotografie in cui "McCartney" ha una cicatrice sullo stesso sopracciglio, ma decisamente più evidente. Ne vediamo qualcuna?
La cicatrice che vediamo in queste quattro foto, è decisamente incompatibile con la ferita che abbiamo visto nella foto in alto. In questo caso, si tratta di una cicatrice da "taglio" che inizia sopra il sopracciglio e lo attraversa formando un arco che, come vediamo dal frame di With a Little Luck, arriva fin sotto l'occhio. Non è sicuramente conseguenza di un'operazione di chirurgia plastica, più semplicemente direi che questa, Bill, se l'è portata da casa. Per sgomberare il campo dai dubbi, punterei poi, l'attenzione anche su qualcos'altro: che in tutte le foto si tratti di Bill, lo possiamo capire anche dal colore degli occhi nella terza e quarta foto, dalle sopracciglia arrotondate e il naso pronunciato, in tutte e quattro le immagini, dallo spazio tra gli incisivi nella terza fotografia.
Non so se su di voi farà lo stesso effetto, ma questa cicatrice, per me, è diventata il primo elemento che cerco per distinguere Paul McCartney da Willie Campbell. Che ne dite?
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lunedì 28 ottobre 2013
Queenie eye, Queenie eye, who's got the ball...
Queenie eye, Queenie eye, who's got the ball...
Ma quanto rimane in testa il ritornello di Queenie Eye?
Forse il tanto giusto per chiederci se dietro, in effetti, ci sia qualcosa di più. Dai!! Nessuno se lo è chiesto? Solo io? Non ci credo.
Cominciamo dal video. Bello. Decisamente bello. La sala che si riempie di star senza che McCartney sembri accorgersene, e il dubbio, alla fine, che tutto ciò che è accaduto sia reale oppure no. Lui che suona come se la sala fosse vuota e loro che ballano come se lui non esistesse; ascoltano la musica e basta, qualcuno addirittura dalle cuffie. In tutto ciò, alla fine, il filo conduttore resta sempre la musica. Mi sembra molto delicato come concetto, questo.
Ma tornando a noi, qualcuno ha notato qualcosa di sospetto? Per dire, nell'abbigliamento?
Paul McCartney è vestito normalmente, ma basta qualche secondo per notare che indossa delle orribili ciabatte birkenstock. A parte, davvero, l'opportunità di farsi vedere in giro con delle scarpe simili, c'è qualcos'altro che fa pensare che la cosa non sia casuale.
I piedi vengono inquadrati, senza motivo, nelle agghiaccianti ciabatte, al minuto 0:34 la prima volta, ma che il richiamo sia voluto, lo capiamo nella seconda inquadratura, al minuto 0:44. Qui, infatti, lo scopo è quello di mostrare Johnny Depp che compare all'improvviso ai piedi del pianoforte, eppure, notiamo che l'unico elemento a fuoco nell'inquadratura è proprio il piede di Paul. Certo, si può pensare che sia casuale anche questo, se non ci fosse stata la prima inquadratura e se non ci fosse un'annosa questione sui "piedi scalzi di Paul".
E veniamo all'annosa questione, allora.
Sulla copertina di Abbey Road, come tutti sanno, Paul è scalzo. E' in effetti una stranezza eclatante e così è stata sempre vista: solo una stranezza. Se non fosse che, pochi mesi dopo la pubblicazione di Abbey Road, si diffuse la leggenda PID. Secondo i sostenitori della PID, i quattro Beatles che attraversavano sulle strisce di Abbey Road rappresentavano in realtà un funerale, dove John, vestito di bianco impersonava il ruolo del prete, Ringo, vestito in modo elegante era l'impresario di pompe funebri e George, ultimo nella fila e vestito in jeans, rappresentava il becchino. Paul, invece, era necessariamente il morto, perché era scalzo e, nella cultura orientale, il morto viene seppellito senza scarpe.
Aldilà del fatto di condividere, oppure no, questa teoria, resta che quell'indizio c'è eccome. Ovviamente, a McCartney è stata più volte fatta la fatidica domanda sul perché non avesse le scarpe sulla copertina di Abbey Road.
Una volta rispose che loro, i Beatles, avevano questa abitudine di mettere delle cose strane sui dischi, tanto per vedere se i fans se ne accorgevano.
Un'altra volte disse che, proprio quel giorno, portava un paio di scarpe strette e scomode che gli tagliavano i piedi, così aveva preferito toglierle e camminare scalzo.
Ancora. Un'altra volta raccontò di avere indossato dei sandali perché c'era caldo e per lo stesso motivo di averle levate al momento di fare le fotografie per la copertina, preferendo camminare scalzo sull'asfalto. Che è esattamente la prima cosa che viene in mente a tutti, giusto?
E visto che non ci si fa mancare proprio nulla nulla, bisogna dire che McCartney stesso ha provveduto di tanto in tanto a rinfrescare il sospetto sui piedi scalzi, riproponendo anche in alcuni dischi successivi il richiamo allo stesso indizio. Qualche esempio?
Ma quanto rimane in testa il ritornello di Queenie Eye?
Forse il tanto giusto per chiederci se dietro, in effetti, ci sia qualcosa di più. Dai!! Nessuno se lo è chiesto? Solo io? Non ci credo.
Cominciamo dal video. Bello. Decisamente bello. La sala che si riempie di star senza che McCartney sembri accorgersene, e il dubbio, alla fine, che tutto ciò che è accaduto sia reale oppure no. Lui che suona come se la sala fosse vuota e loro che ballano come se lui non esistesse; ascoltano la musica e basta, qualcuno addirittura dalle cuffie. In tutto ciò, alla fine, il filo conduttore resta sempre la musica. Mi sembra molto delicato come concetto, questo.
Ma tornando a noi, qualcuno ha notato qualcosa di sospetto? Per dire, nell'abbigliamento?
Paul McCartney è vestito normalmente, ma basta qualche secondo per notare che indossa delle orribili ciabatte birkenstock. A parte, davvero, l'opportunità di farsi vedere in giro con delle scarpe simili, c'è qualcos'altro che fa pensare che la cosa non sia casuale.
I piedi vengono inquadrati, senza motivo, nelle agghiaccianti ciabatte, al minuto 0:34 la prima volta, ma che il richiamo sia voluto, lo capiamo nella seconda inquadratura, al minuto 0:44. Qui, infatti, lo scopo è quello di mostrare Johnny Depp che compare all'improvviso ai piedi del pianoforte, eppure, notiamo che l'unico elemento a fuoco nell'inquadratura è proprio il piede di Paul. Certo, si può pensare che sia casuale anche questo, se non ci fosse stata la prima inquadratura e se non ci fosse un'annosa questione sui "piedi scalzi di Paul".
E veniamo all'annosa questione, allora.
Sulla copertina di Abbey Road, come tutti sanno, Paul è scalzo. E' in effetti una stranezza eclatante e così è stata sempre vista: solo una stranezza. Se non fosse che, pochi mesi dopo la pubblicazione di Abbey Road, si diffuse la leggenda PID. Secondo i sostenitori della PID, i quattro Beatles che attraversavano sulle strisce di Abbey Road rappresentavano in realtà un funerale, dove John, vestito di bianco impersonava il ruolo del prete, Ringo, vestito in modo elegante era l'impresario di pompe funebri e George, ultimo nella fila e vestito in jeans, rappresentava il becchino. Paul, invece, era necessariamente il morto, perché era scalzo e, nella cultura orientale, il morto viene seppellito senza scarpe.
Aldilà del fatto di condividere, oppure no, questa teoria, resta che quell'indizio c'è eccome. Ovviamente, a McCartney è stata più volte fatta la fatidica domanda sul perché non avesse le scarpe sulla copertina di Abbey Road.
Una volta rispose che loro, i Beatles, avevano questa abitudine di mettere delle cose strane sui dischi, tanto per vedere se i fans se ne accorgevano.
Un'altra volte disse che, proprio quel giorno, portava un paio di scarpe strette e scomode che gli tagliavano i piedi, così aveva preferito toglierle e camminare scalzo.
Ancora. Un'altra volta raccontò di avere indossato dei sandali perché c'era caldo e per lo stesso motivo di averle levate al momento di fare le fotografie per la copertina, preferendo camminare scalzo sull'asfalto. Che è esattamente la prima cosa che viene in mente a tutti, giusto?
E visto che non ci si fa mancare proprio nulla nulla, bisogna dire che McCartney stesso ha provveduto di tanto in tanto a rinfrescare il sospetto sui piedi scalzi, riproponendo anche in alcuni dischi successivi il richiamo allo stesso indizio. Qualche esempio?
Le copertine di Driving Rain e Off the Ground, io direi che sono abbastanza eloquenti.
Queenie Eye Queenie Eye, who's got the ball...
domenica 29 settembre 2013
Di nuovo in...piedi
Bentrovati per una nuova puntata!!!
Dal titolo del post, qualcuno potrebbe pensare che oggi parlerò di Back on my Feet, la splendida canzone scritta da Paul McCartney e Elvis Costello e inclusa nell'album Flowers in the Dirt.
E invece no. Anche se... varrebbe la pena controllare qualcosa anche lì.
Parlerò, invece... di piedi.
Dei piedi di Paul McCartney, avevamo già parlato qui, a proposito della PID e avevo concluso che, in effetti, i piedi di Paul, a un certo punto, cambiano decisamente forma.
Questi erano gli ingrandimenti di due immagini, una pre '66 e una post '66, giusto per ricordare. E nel post avevo assunto che quelli a sinistra fossero i piedi di Paul, dritti e proporzionati, e quelli a destra fossero i piedi di Bill, piuttosto storti e sgraziati.
Nel 1968, venne realizzata una sessione fotografica in cui si vede Paul McCartney alle prese con una catena, contro un muro, nei pressi di un porto. Tra le varie immagini, ve ne sottopongo due in cui "Paul" sembra avere dei piedi davvero strani.
Allora, analizziamo con calma. I mattoni alle spalle sono delle stesse dimensioni. La catena è nella stessa posizione in entrambe le foto. Paul poggia il piede destro pressoché sullo stesso punto in entrambe le immagini.
Eppure c'è qualcosa che non quadra.
A occhio, mi sembra che i toraci abbiano dimensioni diverse, tenendo in considerazione che, quello sulla sinistra (Paul?) potrebbe essere più attaccato al muro e quello sulla destra (Bill?) sembra più spostato in avanti. Tuttavia, anche così, a me la cosa sembra strana: il collo è molto più largo nella foto a destra, forse più di quanto non dovrebbe esserlo, considerando il movimento in avanti.
Ma il particolare che salta agli occhi con più facilità, direi, è proprio quello dei piedi: quelli nella foto a sinistra sono dritti e proporzionati, quelli ritratti a destra fanno quasi impressione. Può un piede, spostandosi appena da una posizione a un altra, cambiare in questo modo? Non so.
Tuttavia, se confrontiamo questi due piedi con quelli che ho riportato sopra, a me sembrano ancora molto simili a coppie, quelli a sinistra normali, e quelli a destra, sgraziati.
Non è che tra voi c'è un podologo? Perché farebbe davvero comodo, in questo caso...
In mancanza, ci teniamo le nostre considerazioni da profani e, podologi e non, vi aspetto per la prossima puntata.
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lunedì 23 settembre 2013
La scuola secondo Willie Campbell
Eccoci qui.
Con gli ultimi post, sul ricorrente richiamo al sosia nei vari lavori di Paul McCartney, possiamo dire di aver concluso il bordo del puzzle. Certo, sugli stessi argomenti approfondiremo ma, per ora, cominciamo ad aggiungere qualche tessera "senza il bordo liscio".
Nella mia ricerca, ho passato in rassegna i testi delle canzoni dei Beatles, soprattutto degli ultimi anni di carriera, e quelli di Paul McCartney, dal 1970 ai giorni nostri.
Raffinato masochismo? Può darsi.
Sono partita dalla PID e, nei libri che ho letto, le canzoni non erano considerate tantissimo. O meglio, più che altro, venivano considerati solo frammenti di singole canzoni. Ad esempio, di A Day in the Life veniva preso in considerazione solo il pezzo relativo all'uomo che aveva fatto fortuna e che si era fatto saltare le cervella in un'auto, non notando che il semaforo aveva cambiato colore.
In un primo tempo, ho dato per acquisito il fatto che giusto quelle poche righe fossero interessanti dell'intera canzone. E così per gli altri testi. Finché non ho trovato qualche riferimento in proposito. Nella biografia di John Lennon, scritta da Philip Norman, si racconta come, ad un certo punto, Lennon abbia cominciato a scrivere le canzoni sulla base di ciò che viveva, lasciando perdere i cliché delle canzonette d'amore. Lo stesso Lennon, quando gli chiesero cosa significasse Come Together, disse che la canzone parlava di loro quattro. Ora, io non dico che tutte le canzoni parlino della storia della sostituzione di Paul McCartney, ma ritengo che in certi dischi, ciò sia avvenuto, e di proposito.
Ancora. Apollo afferma che Bill ha avuto, non solo la possibilità di dimostrare di essere in grado di sostituire perfettamente un cantante mancante, ma anche di "mostrare ciò che succedeva dietro le tende". Nella mia interpretazione, ciò significherebbe che Bill ha usato il suo modo di comunicare, le canzoni, per dire cosa stava succedendo.
Ovviamente, a quel punto ho preso in mano le canzoni in ordine cronologico e ho cominciato a tradurle. Calmi calmi, non ho intenzione di ammazzarvi di noia con esegesi e versioni in prosa di testi di canzoni. Ma sono sicura che qualcosa di interessante riusciamo a tirarlo fuori.
Come dice il titolo di questo post, la prima incursione riguarda Bill e la scuola. Vi fa riferimento in diverse canzoni.
Il primo, lo troviamo in Getting Better (1967): qui si lamenta del fatto che nella sua scuola diventa matto, i suoi insegnanti perdono la calma con lui, lo opprimono, lo rigirano e lo soffocano con le loro regole.
In Not Such a Bad Boy (1984) dice: "Ridevo dei professori che insegnavano alla mia scuola, loro tenevano una slot machine in piscina. Non mi capiscono e non mi capiranno mai, e se fossi là direi ancora loro: non sono un ragazzo così cattivo, non più..."
In "Feet in the Clouds" (2007), torna ancora sullo stesso concetto: "I miei insegnanti dicevano che avevo la testa tra le nuvole. Loro dirigevano, sospetto, disconnessi, ho fatto a modo mio".
In tutte e tre le canzoni parla dei suoi professori non proprio in termini idilliaci. Ricordiamo, per le cronache, che Paul McCartney era un buon elemento a scuola, sebbene negli ultimi anni sia stato distratto dalla musica.
Questi riferimenti hanno senso se, invece, sono scritti da Bill, specie se consideriamo che, entrato nei Beatles, ha dovuto imparare parecchio e in fretta, proprio come in una scuola. Certo non si trovava benissimo e ha fatto un po' a modo suo, ma direi che i risultati sono stati eccelsi.
Una frase, in particolare, mi ha incuriosito, quella in cui dice che i suoi insegnanti avevano le slot machine in piscina. Non so quali siano le retribuzioni medie degli insegnanti inglesi, ma mi sembra difficile che possano permettersi un simile lusso. Invece i Beatles potevano, ho pensato.
Di recente, poi, mi è ricapitato tra le mani il libro John Lennon di Philip Norman. Descrivendo Kenwood, la tenuta che Lennon acquistò nel 1964 nei pressi di Weybridge, nel Surrey, Norman afferma che la casa era dotata di un'imponente piscina hollywoodiana e di una stanza con le slot machine. Un caso?
Vi aspetto in zona per la prossima puntata...
Con gli ultimi post, sul ricorrente richiamo al sosia nei vari lavori di Paul McCartney, possiamo dire di aver concluso il bordo del puzzle. Certo, sugli stessi argomenti approfondiremo ma, per ora, cominciamo ad aggiungere qualche tessera "senza il bordo liscio".
Nella mia ricerca, ho passato in rassegna i testi delle canzoni dei Beatles, soprattutto degli ultimi anni di carriera, e quelli di Paul McCartney, dal 1970 ai giorni nostri.
Raffinato masochismo? Può darsi.
Sono partita dalla PID e, nei libri che ho letto, le canzoni non erano considerate tantissimo. O meglio, più che altro, venivano considerati solo frammenti di singole canzoni. Ad esempio, di A Day in the Life veniva preso in considerazione solo il pezzo relativo all'uomo che aveva fatto fortuna e che si era fatto saltare le cervella in un'auto, non notando che il semaforo aveva cambiato colore.
In un primo tempo, ho dato per acquisito il fatto che giusto quelle poche righe fossero interessanti dell'intera canzone. E così per gli altri testi. Finché non ho trovato qualche riferimento in proposito. Nella biografia di John Lennon, scritta da Philip Norman, si racconta come, ad un certo punto, Lennon abbia cominciato a scrivere le canzoni sulla base di ciò che viveva, lasciando perdere i cliché delle canzonette d'amore. Lo stesso Lennon, quando gli chiesero cosa significasse Come Together, disse che la canzone parlava di loro quattro. Ora, io non dico che tutte le canzoni parlino della storia della sostituzione di Paul McCartney, ma ritengo che in certi dischi, ciò sia avvenuto, e di proposito.
Ancora. Apollo afferma che Bill ha avuto, non solo la possibilità di dimostrare di essere in grado di sostituire perfettamente un cantante mancante, ma anche di "mostrare ciò che succedeva dietro le tende". Nella mia interpretazione, ciò significherebbe che Bill ha usato il suo modo di comunicare, le canzoni, per dire cosa stava succedendo.
Ovviamente, a quel punto ho preso in mano le canzoni in ordine cronologico e ho cominciato a tradurle. Calmi calmi, non ho intenzione di ammazzarvi di noia con esegesi e versioni in prosa di testi di canzoni. Ma sono sicura che qualcosa di interessante riusciamo a tirarlo fuori.
Come dice il titolo di questo post, la prima incursione riguarda Bill e la scuola. Vi fa riferimento in diverse canzoni.
Il primo, lo troviamo in Getting Better (1967): qui si lamenta del fatto che nella sua scuola diventa matto, i suoi insegnanti perdono la calma con lui, lo opprimono, lo rigirano e lo soffocano con le loro regole.
In Not Such a Bad Boy (1984) dice: "Ridevo dei professori che insegnavano alla mia scuola, loro tenevano una slot machine in piscina. Non mi capiscono e non mi capiranno mai, e se fossi là direi ancora loro: non sono un ragazzo così cattivo, non più..."
In "Feet in the Clouds" (2007), torna ancora sullo stesso concetto: "I miei insegnanti dicevano che avevo la testa tra le nuvole. Loro dirigevano, sospetto, disconnessi, ho fatto a modo mio".
In tutte e tre le canzoni parla dei suoi professori non proprio in termini idilliaci. Ricordiamo, per le cronache, che Paul McCartney era un buon elemento a scuola, sebbene negli ultimi anni sia stato distratto dalla musica.
Questi riferimenti hanno senso se, invece, sono scritti da Bill, specie se consideriamo che, entrato nei Beatles, ha dovuto imparare parecchio e in fretta, proprio come in una scuola. Certo non si trovava benissimo e ha fatto un po' a modo suo, ma direi che i risultati sono stati eccelsi.
Una frase, in particolare, mi ha incuriosito, quella in cui dice che i suoi insegnanti avevano le slot machine in piscina. Non so quali siano le retribuzioni medie degli insegnanti inglesi, ma mi sembra difficile che possano permettersi un simile lusso. Invece i Beatles potevano, ho pensato.
Di recente, poi, mi è ricapitato tra le mani il libro John Lennon di Philip Norman. Descrivendo Kenwood, la tenuta che Lennon acquistò nel 1964 nei pressi di Weybridge, nel Surrey, Norman afferma che la casa era dotata di un'imponente piscina hollywoodiana e di una stanza con le slot machine. Un caso?
Vi aspetto in zona per la prossima puntata...
domenica 15 settembre 2013
Da capo a due
Bentrovati e scusate il ritardo!!!
Ho notato che il post sul simbolo NEW ha riscosso un certo consenso. Mi fa piacere, anche se non credo di poter ripetere facilmente il trucchetto. Ma chi lo può sapere, with a little luck...
Nel frattempo, continuerei a considerare l'importanza del numero due in questa storia. In questo post, abbiamo visto come, nella discografia di Paul McCartney, sia frequente il riferimento al doppio o al sosia. In quel post ho proposto le copertine di alcuni dischi, oggi vediamo qualche video in cui viene portata l'attenzione sullo stesso concetto.
Pipes of Peace. Paul McCartney veste contemporaneamente i panni del soldato inglese e del soldato tedesco, che, nel Natale 1914, danno vita a una tregua inaspettata.
Spies Like Us. Qui Paul appare semplicemente mentre suona vari strumenti musicali, eppure il fatto che per ogni strumento cambi anche il suo abbigliamento, ci da l'impressione che si tratti di "doppi".
Coming Up. Un vero tripudio. McCartney propone una intera band, The Plastic Macs, in cui imita vari personaggi: appare nelle vesti del cantante, del batterista con la barba, di Beatle Paul 1963, del tastierista con i baffetti, del chitarrista con gli occhiali spessi e via così.
Ever Present Past, ultimo in ordine di tempo e mio preferito. Qui appare un doppio McCartney che balla e canta in mezzo a delle ballerine molto somiglianti tra loro. In alcune scene, i due Paul si incrociano e, alla fine, ne rimane solo uno, che svanisce nel nulla.
L'elenco potrebbe andare avanti parecchio e questi non sono i soli videoclip in cui capita di vedere più McCartney. Ma per iniziare l'argomento ho scelto quelli che secondo me sono i più eclatanti.
Diamo per assodata una cosa: McCartney torna anche qui sul concetto del doppio, ma questo è il minimo. Ci sono altre domande da porci. Ad esempio, se quello che compare nei video è sempre Paul, è sempre Bill o si alternano. Se ci sono tutti e due contemporaneamente, nei video. E in questo caso, se è fattibile, da un punto di vista tecnico, girare un video in cui compaiano entrambi senza che un numero esagerato di persone si accorga che si tratta di due persone diverse. Sembra impossibile, vero? Anche io lo pensavo, ma questa la raccontiamo un'altra volta.
Ho notato che il post sul simbolo NEW ha riscosso un certo consenso. Mi fa piacere, anche se non credo di poter ripetere facilmente il trucchetto. Ma chi lo può sapere, with a little luck...
Nel frattempo, continuerei a considerare l'importanza del numero due in questa storia. In questo post, abbiamo visto come, nella discografia di Paul McCartney, sia frequente il riferimento al doppio o al sosia. In quel post ho proposto le copertine di alcuni dischi, oggi vediamo qualche video in cui viene portata l'attenzione sullo stesso concetto.
Pipes of Peace. Paul McCartney veste contemporaneamente i panni del soldato inglese e del soldato tedesco, che, nel Natale 1914, danno vita a una tregua inaspettata.
Spies Like Us. Qui Paul appare semplicemente mentre suona vari strumenti musicali, eppure il fatto che per ogni strumento cambi anche il suo abbigliamento, ci da l'impressione che si tratti di "doppi".
Coming Up. Un vero tripudio. McCartney propone una intera band, The Plastic Macs, in cui imita vari personaggi: appare nelle vesti del cantante, del batterista con la barba, di Beatle Paul 1963, del tastierista con i baffetti, del chitarrista con gli occhiali spessi e via così.
Ever Present Past, ultimo in ordine di tempo e mio preferito. Qui appare un doppio McCartney che balla e canta in mezzo a delle ballerine molto somiglianti tra loro. In alcune scene, i due Paul si incrociano e, alla fine, ne rimane solo uno, che svanisce nel nulla.
L'elenco potrebbe andare avanti parecchio e questi non sono i soli videoclip in cui capita di vedere più McCartney. Ma per iniziare l'argomento ho scelto quelli che secondo me sono i più eclatanti.
Diamo per assodata una cosa: McCartney torna anche qui sul concetto del doppio, ma questo è il minimo. Ci sono altre domande da porci. Ad esempio, se quello che compare nei video è sempre Paul, è sempre Bill o si alternano. Se ci sono tutti e due contemporaneamente, nei video. E in questo caso, se è fattibile, da un punto di vista tecnico, girare un video in cui compaiano entrambi senza che un numero esagerato di persone si accorga che si tratta di due persone diverse. Sembra impossibile, vero? Anche io lo pensavo, ma questa la raccontiamo un'altra volta.
domenica 21 luglio 2013
Tu dici addio, io dico ciao...
Nella discografia dei Beatles, troviamo diversi tipi di canzoni e di indizi: ci sono delle simpatiche canzoncine che non farebbero pensare a nulla di oscuro o di nascosto, ma ci sono anche dei testi che sono talmente palesi da non far sorgere alcun dubbio sul significato implicito. Ci sono poi altre canzoni ancora, il cui significato è talmente contorto e volutamente misterioso che inducono a credere che nei testi di queste si nasconda un significato ancora più profondo.
Nel primo tipo rientra ad esempio All Together Now; nel terzo tipo, I'm the Walrus. La canzone di cui parlo qui fa parte invece del secondo tipo. Siccome però in questo tipo di canzoni, il messaggio non è occultato, si corre il rischio di dare per scontato il significato. Come diceva il buon Sherlock Holmes, nulla è più ingannevole dell'ovvio; ecco, io controllerei proprio l'ovvio.
Dalle ricostruzioni fatte sui libri e sul Web, la sostituzione di Paul McCartney sarebbe avvenuta tra settembre e ottobre del 1966, ma la prima apparizione del sostituto di McCartney, la vediamo chiaramente nell'intervista, riportata nell'Anthology, tenutasi a dicembre del 1966.
La foto accanto mostra come appariva McCartney nell'intervista in questione.
Ma non basta. I modi di Paul sono cambiati: è insicuro, pare non badare tanto a ciò che dice quanto a come lo dice. E' strano, molto strano.
Ovviamente, se questa è la prima apparizione di Bill, il tutto è giustificato dall'imbarazzo e dall'insicurezza ad esporsi davanti ai giornalisti. In una situazione simile, chiunque avrebbe paura di venire scoperto e platealmente sbugiardato.
Cosa che in realtà non è successa: i più non si sono accorti di nulla e chi ha avuto anche solo qualche sospetto, non ha certo osato avanzare alcun commento in proposito.
Quindi, lo scambio. C'è una canzone che è sempre stata additata come la canzone dello scambio: Hello Goodbye. Questa canzone è stata pubblicata a novembre del 1967 come singolo, insieme a I'm the Walrus.
Hello, Goodbye [Ciao, Addio. 1967].
"Tu dici si, io dico no. Tu dici stop e io dico andiamo. Tu dici addio, io dico ciao. Non so perché tu dici addio, io dico ciao. Io dico alto, tu dici basso. tu dici perché e io dico non lo so... Tu dici si, io dico no (io dico si ma potrei voler dire no). Tu dici stop, io dico andiamo (posso rimanere finché non è tempo di andare). Tu dici addio, io dico ciao".
C'è uno dei due che va via e dice addio, e ce n'è un altro che entra e dice ciao. In effetti è tutto talmente palese che non ha bisogno di grandi approfondimenti. Anche il riferimento all'alto e basso, può essere visto nella stessa chiave, dato che il sostituto sarebbe ben più alto del vero Paul.
Eppure a me mi incuriosiscono quelle altre due frasi: Dico si, ma potrei voler dire no e Posso rimanere finché non è tempo di andare. La prima potrebbe significare che nemmeno Bill è troppo convinto che sostituire Paul sia un ottimo affare, tema che avrà tempo e modo di approfondire negli anni successivi.
La seconda frase, invece, è il nostro pezzo di puzzle di oggi. Apollo ha detto che Paul va via per una "vacanza", che poi decide di protrarre. Gli altri mettono su un circo per fare in modo che possa riavere il suo posto a tempo debito. Beh, secondo me, questa frase si lega a quella situazione: all'inizio Bill non sapeva quanto si sarebbe trattenuto perché nessuno sapeva quanto Paul sarebbe stato via. Dice che resta finché non è tempo di andare, al momento in cui sarà necessario restituire il posto a Paul. Incertezza confermata dal fatto che dice che non sa nemmeno perché l'altro dice addio. Ricordate che abbiamo parlato di un altra canzone di poco precedente che parla di "nulla per cui stare in attesa"? Forse è tutto parte della medesima insicurezza.
Vi aspetto per un'altra calda e afosa puntata...
Nel primo tipo rientra ad esempio All Together Now; nel terzo tipo, I'm the Walrus. La canzone di cui parlo qui fa parte invece del secondo tipo. Siccome però in questo tipo di canzoni, il messaggio non è occultato, si corre il rischio di dare per scontato il significato. Come diceva il buon Sherlock Holmes, nulla è più ingannevole dell'ovvio; ecco, io controllerei proprio l'ovvio.
Dalle ricostruzioni fatte sui libri e sul Web, la sostituzione di Paul McCartney sarebbe avvenuta tra settembre e ottobre del 1966, ma la prima apparizione del sostituto di McCartney, la vediamo chiaramente nell'intervista, riportata nell'Anthology, tenutasi a dicembre del 1966.
La foto accanto mostra come appariva McCartney nell'intervista in questione.
Ma non basta. I modi di Paul sono cambiati: è insicuro, pare non badare tanto a ciò che dice quanto a come lo dice. E' strano, molto strano.
Ovviamente, se questa è la prima apparizione di Bill, il tutto è giustificato dall'imbarazzo e dall'insicurezza ad esporsi davanti ai giornalisti. In una situazione simile, chiunque avrebbe paura di venire scoperto e platealmente sbugiardato.
Cosa che in realtà non è successa: i più non si sono accorti di nulla e chi ha avuto anche solo qualche sospetto, non ha certo osato avanzare alcun commento in proposito.
Quindi, lo scambio. C'è una canzone che è sempre stata additata come la canzone dello scambio: Hello Goodbye. Questa canzone è stata pubblicata a novembre del 1967 come singolo, insieme a I'm the Walrus.
Hello, Goodbye [Ciao, Addio. 1967].
"Tu dici si, io dico no. Tu dici stop e io dico andiamo. Tu dici addio, io dico ciao. Non so perché tu dici addio, io dico ciao. Io dico alto, tu dici basso. tu dici perché e io dico non lo so... Tu dici si, io dico no (io dico si ma potrei voler dire no). Tu dici stop, io dico andiamo (posso rimanere finché non è tempo di andare). Tu dici addio, io dico ciao".
C'è uno dei due che va via e dice addio, e ce n'è un altro che entra e dice ciao. In effetti è tutto talmente palese che non ha bisogno di grandi approfondimenti. Anche il riferimento all'alto e basso, può essere visto nella stessa chiave, dato che il sostituto sarebbe ben più alto del vero Paul.
Eppure a me mi incuriosiscono quelle altre due frasi: Dico si, ma potrei voler dire no e Posso rimanere finché non è tempo di andare. La prima potrebbe significare che nemmeno Bill è troppo convinto che sostituire Paul sia un ottimo affare, tema che avrà tempo e modo di approfondire negli anni successivi.
La seconda frase, invece, è il nostro pezzo di puzzle di oggi. Apollo ha detto che Paul va via per una "vacanza", che poi decide di protrarre. Gli altri mettono su un circo per fare in modo che possa riavere il suo posto a tempo debito. Beh, secondo me, questa frase si lega a quella situazione: all'inizio Bill non sapeva quanto si sarebbe trattenuto perché nessuno sapeva quanto Paul sarebbe stato via. Dice che resta finché non è tempo di andare, al momento in cui sarà necessario restituire il posto a Paul. Incertezza confermata dal fatto che dice che non sa nemmeno perché l'altro dice addio. Ricordate che abbiamo parlato di un altra canzone di poco precedente che parla di "nulla per cui stare in attesa"? Forse è tutto parte della medesima insicurezza.
Vi aspetto per un'altra calda e afosa puntata...
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lunedì 15 luglio 2013
With a little help...
Ce la posso fare con un piccolo aiuto da chi passa da qui...
Nell'immaginario collettivo, chi ha pubblicato un libro può rilassarsi e magari vantarsi in giro del suo lavoro. Questo non vale affatto per chi sceglie la via dell'autopubblicazione. Infatti, a questo punto si è solo prodotto un libro che è stato infilato in uno degli infiniti scaffali di un'altrettanto infinita libreria.
E a questo punto entra in gioco il Web. Infatti, il modo più proficuo per diffondere una notizia, un'opinione e in questo caso per parlare di un libro o di un blog è il passaparola. Questo è quello di cui ho bisogno: mi serve la pubblicità spontanea. Anche se, in effetti, buona parte della spontaneità si è persa una volta che ve l'ho chiesto. Ma è tutto oltremodo semplice e divertente.
Sia chiaro, sono ancora convinta della mia scelta, ma mi serve qualcuno che punti il dito verso il mio libro e dica: "Interessante". Da quest'idea, e con l'aiuto di qualche amico, nasce la prima campagna pubblicitaria per Seguendo Mr. Apollo. Abbiamo scelto qualche personaggio a cui Seguendo Mr. Apollo potrebbe piacere, e il resto è venuto da se.
Dylan Dog rimarrebbe sicuramente affascinato dal mistero che si cela dietro tutta questa storia.
Jessica B. Fletcher, la signora in giallo, si troverebbe perfettamente a suo agio tra finte morti, incidenti veri o supposti e scambi di persona.
Hercule Poirot, il celebre investigatore belga, ritratto in questa immagine con un apparente disappunto, si sarebbe cimentato volentieri nella sfida di trovare la soluzione al mistero della sostituzione di Paul McCartney.
Mi è sembrato di sentire qualcuno che si chiedeva quale aiuto sto chiedendo da chi passa da qui.
Chi ne avesse piacere, a chi è scappato un sorriso o avesse curiosità per l'argomento, chi volesse dare una mano per pubblicizzare questo blog e in definitiva il libro Seguendo Mr. Apollo, chi volesse partecipare a un bel gioco di società; chi volesse aiutare l'autrice nella pubblicità; i parenti, gli amici, i vecchi compagni di scuola dell'autrice, chi era in fila alla posta dopo di lei... possono partecipare tutti.
Basterà copiare e incollare queste immagini, salvarle e condividerle nei social network: Facebook, Twitter, Google+ o quello che preferite.
A chiunque vorrà collaborare ovviamente va un GRAZIE formato famiglia.
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venerdì 12 luglio 2013
Gli errori di Willie Campbell: semplice distrazione?
In questa storia, affascinante e complicata, per chi vuole mettere insieme i pezzi di puzzle è utile chiedersi CHI vuole COSA.
Mi spiego: quasi tutti i personaggi della nostra storia hanno, in qualche modo, raccontato il loro punto di vista: i Beatles hanno lasciato gli indizi per far capire ciò che era successo, anche se nessuno li ha capiti; Paul ne ha lasciato altri, senza entrare troppo nel merito dei fatti; Ringo ha fatto commenti abbastanza criptici e alcuni testi e copertine sono piuttosto dubbie; George Martin ha avuto un modo anche più pittoresco per svelare la sua verità, che vedremo meglio più avanti; Neil Aspinall, Apollo, ha raccontato una parte della storia con i suoi post sui forum, e così via.
E Bill? Apollo C. Vermouth, a questo proposito e come ho più volte affermato, ha affermato che Bill, non solo era una persona "reale", ma che era in grado di sostituire completamente un cantante e che aveva avuto la possibilità di dimostrare ciò che aveva imparato e cosa succedeva dietro le tende.
Quindi anche lui racconta il suo punto di vista e a giudicare da ciò che racconta, sembra sia l'unico al momento che vorrebbe che la storia venisse conosciuta. Certo non può dichiarare chiaramente di non essere Paul McCartney, però ci prova e, ogni volta che ha potuto, ha lasciato una traccia di sé. Ne abbiamo visto un esempio qui. Ma tutto è diventato una farsa e nessuno prende sul serio le sue gaffes, le frasi bizzarre o i vuoti di memoria su fatti che obiettivamente non può conoscere. Questo ha partecipato a creare, intorno a McCartney, un alone di scarsa attendibilità: se a volte sembra avveduto, preciso e puntuale, altre volte non ricorda nemmeno come si chiamava la band di suo padre. E questo è strano, visto che si chiamava come suo padre: la Jim Mac's Jazz Band.
Vediamo qualche gaffe?
1. Nel blog Plastic Macca è citata un'intervista al Sunday Times del 2008. Il giornalista dice che chi lo conosce distingue tra il Paul reale e Beatle Paul. Bill risponde: "Ci sono io e c'è il lui (him) famoso. Non voglio sembrare schizofrenico ma probabilmente io sono due persone".
2. Sempre dallo stesso blog, in un'intervista del 1996, Bill afferma. "Ho sempre avuto questa cosa di lui e me, lui va sul palco, lui è famoso, e poi ci sono io. Sono solo un altro figlio di Liverpool. Così qualche volta mi fermo e penso: io sono Paul McCartney, è totalmente folle".
3. In un'intervista telefonica al giornalista Andrew Dickens, scherza sulla PID: quando questi gli domanda se è vera la storia del sostituto, Bill risponde che, in effetti, è lui il sostituto, che ha controllato le sue impronte dentali e che non combaciano.
4. Al David Letterman Show, quando il giornalista gli chiede delle voci che girano sulla faccenda del sostituto, Bill afferma, indicando sé stesso "This is him", in pratica "Sono io", ma tutti ridono e nessuno lo prende sul serio.
Queste sono solo alcune gaffes e sono già tante per essere considerate una coincidenza. Più facile che sia un modo di Bill di attirare l'attenzione su qualche stranezza, affinché la gente cominci a mettersi le domande giuste.
Ce le stiamo mettendo?
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domenica 7 luglio 2013
Paul è vivo. Che sorpresa!!!
Nell'ultimo post, ho proposto i primi confronti tra Paul McCartney e il suo sostituto Willie Campbell. Prima di proporre le immagini, ho peraltro precisato quanto sia difficile e delicato l'argomento, per via dei possibili ritocchi intervenuti sulle fotografie.
Ho anche concluso che dal confronto tra le fotografie di Paul McCartney pre '66 e post '66, si possono vedere notevoli differenze nei caratteri fisici dei due. Questo però dimostra soltanto che un altro ragazzo è stato spacciato per McCartney dopo il '66, mentre non ci dice nulla su altri aspetti importanti.
Quali?
Ok. Paul è stato sostituito perché è morto? E se non è morto, si è ritirato dalle scene definitivamente o per un tempo più o meno lungo poi è rientrato?
Se Paul è morto, a rigore non dovremmo trovare alcuna fotografia post '66 in cui compaia lui o qualcuno molto somigliante, somigliante al punto da poterlo scambiare per lui. Mi sembra il minimo. Proviamo?
Ho anche concluso che dal confronto tra le fotografie di Paul McCartney pre '66 e post '66, si possono vedere notevoli differenze nei caratteri fisici dei due. Questo però dimostra soltanto che un altro ragazzo è stato spacciato per McCartney dopo il '66, mentre non ci dice nulla su altri aspetti importanti.
Quali?
Ok. Paul è stato sostituito perché è morto? E se non è morto, si è ritirato dalle scene definitivamente o per un tempo più o meno lungo poi è rientrato?
Se Paul è morto, a rigore non dovremmo trovare alcuna fotografia post '66 in cui compaia lui o qualcuno molto somigliante, somigliante al punto da poterlo scambiare per lui. Mi sembra il minimo. Proviamo?
Prima coppia. A sinistra vediamo Paul McCartney in una foto del 1965 mentre l'immagine a destra è stata scattata a Dicembre del 1967. Io direi che si somigliano parecchio: il profilo, la linea del naso, le labbra e il mento. Io mi sbilancerei: sembra proprio la stessa persona.
Seconda coppia. La foto a sinistra immortala Paul prima del '66, mentre la seconda è un frame di un video di un'intervista rilasciata da John Lennon e Paul McCartney nel Maggio del 1968. Anche qui stesso discorso: gli occhi scuri, il naso leggermente all'insù, la fossetta sul mento, stessi lineamenti. Ma riproviamo ancora...
Terza coppia. Anche qui ci troviamo davanti a due immagini pre e post '66, e anche qui possiamo notare come i due Paul si somiglino parecchio: la fossetta sul mento, i lineamenti del viso, la lunghezza del naso, il colore degli occhi, la forma delle labbra.
Conclusioni?
Paul non è morto!!! Sorpresi??!!
Va bene, plachiamo gli entusiasmi. Se nell'altro post siamo arrivati alla conclusione che c'è stata una sostituzione, qui deduciamo che, non solo Paul non è morto, ma torna a farsi fotografare in pubblico e a partecipare all'attività del gruppo già nel '67, abbastanza presto, direi. Ma ci sono ancora sorprese su questo argomento...
domenica 16 giugno 2013
Qualcosa su Bill?
Uno dei lati più interessanti di questa storia è sicuramente quello che riguarda l'identità del sostituto di Paul McCartney.
Mr. Apollo diceva che di sostituti ce ne sono stati diversi, almeno cinque, durante la carriera dei Beatles ma che la genesi dell'intera faccenda è rimasta sulle spalle di un solo "Bill", l'unico sopravvissuto allo scioglimento, quindi la nostra curiosità si concentrerà proprio su di lui, visto che il suo coinvolgimento nella storia è durato ben più di qualche sporadica apparizione.
Parto dal mio punto di vista. Le mie domande erano semplici: Chi è? Come si chiama? Quando è nato? Da dove viene? Cosa faceva prima? Lo conoscevano da tanto o è stato un colpo di fortuna trovarlo al momento del bisogno? Era sposato e aveva figli? Nessuno lo ha cercato? Non ha mai avuto un ripensamento dopo aver accettato di abbandonare la sua vita per prendere i panni di Paul McCartney?
Le domande sono tantissime e di riposte certe, come per tutto ciò che riguarda questa storia, sarà difficile averne in tempi brevi. O forse ne avremo qualcuna alla morte dei protagonisti, ma io non ho fretta e auguro lunga vita a tutti quanti. Meglio continuare a speculare sperando che qualcuno, prima o poi decida che si può spiegare qualcosa in più e far venir meno qualche contraddizione. Tanto per levarci la soddisfazione. Nel frattempo possiamo continuare a ragionare, speculare, sospettare e fare qualche volo pindarico. Chissà che tra un tentativo e un altro non si giunga abbastanza vicini alla verità. Progetto ambizioso, la verità.
Tornando a William Campbell, Bill, abbiamo parlato del suo nome qui, qui, qui e qui. Si, ok, forse mi sono dilungata un po' sull'argomento, ma tanto... chi ha fretta? Abbiamo comunque visto come ci sono forti probabilità che il suo nome sia William.
Oggi invece parleremo della sua data di nascita. Impossibile? Proviamo.
Durante un'intervista dei tempi dei Beatles, Bill afferma di considerare George Harrison come un suo fratello minore, perché lui è più grande di George di un anno e mezzo. Harrison allora lo corregge, dicendo che ha solo otto mesi in più, non un anno e mezzo. Infatti, George è nato a Febbraio del 1943 e Paul a Giugno del 1942.
E se non fosse un errore, quello di Bill? Se lui fosse di un anno e mezzo più grande di George, dovrebbe essere nato a Luglio o Agosto del 1941.
Tra le indicazioni di Mr. Apollo, una particolarmente fruttuosa è quella che suggerisce di controllare la presenza di indizi nelle canzoni di chi ha collaborato con i Beatles in qualche progetto "fuori dall'ovvio". Tra questi, cita i Bonzo Dog Doo Dah Band, i Badfinger, Klaatu, The Rutles e altri artisti della Apple. Aggiunge che la lista è lunga...
Nel 1974, Bill scrive una canzone che sarà incisa da John Cristie, intitolata 4th Of July, 4 Luglio, se ce ne fosse bisogno. Nella canzone, Bill dice che gli amici gli ricordano che è la sua festa. Da qui, la deduzione che la sua data di nascita potrebbe essere il 4 Luglio 1941.
Ora, prendiamo questa data e facciamo un altro rapido calcolo. Ricordate la copertina di Abbey Road? Va bene, domanda stupida. Ecco, una parte della targa della Volkswagen è 28 IF e per la PID starebbe a indicare che Paul avrebbe 28 anni, alla data di uscita del disco, se fosse ancora vivo. Salvo poi che, in effetti, Paul ne avrebbe 27, visto che il disco risale al settembre del 1969. A questo punto, è stata avanzata l'ipotesi che in alcune culture orientali si calcoli l'età dal concepimento e così tornano i conti. A me però sembra un po' troppo macchinoso, generico e opportunista.
Invece, se Bill fosse nato il 4 Luglio 1941, a Settembre del 1969 avrebbe proprio 28 anni, perciò il riferimento sulla targa, il 28 IF, potrebbe essere riferito a lui. Specie se supponiamo che sia stata inscenata la sua morte per fargli assumere l'identità di Paul. E anche se consideriamo che la Volkswagen nella copertina di Abbey Road identifica proprio Bill, ma questa la rinviamo ad un'altra puntata.
State in zona...
Mr. Apollo diceva che di sostituti ce ne sono stati diversi, almeno cinque, durante la carriera dei Beatles ma che la genesi dell'intera faccenda è rimasta sulle spalle di un solo "Bill", l'unico sopravvissuto allo scioglimento, quindi la nostra curiosità si concentrerà proprio su di lui, visto che il suo coinvolgimento nella storia è durato ben più di qualche sporadica apparizione.
Parto dal mio punto di vista. Le mie domande erano semplici: Chi è? Come si chiama? Quando è nato? Da dove viene? Cosa faceva prima? Lo conoscevano da tanto o è stato un colpo di fortuna trovarlo al momento del bisogno? Era sposato e aveva figli? Nessuno lo ha cercato? Non ha mai avuto un ripensamento dopo aver accettato di abbandonare la sua vita per prendere i panni di Paul McCartney?
Le domande sono tantissime e di riposte certe, come per tutto ciò che riguarda questa storia, sarà difficile averne in tempi brevi. O forse ne avremo qualcuna alla morte dei protagonisti, ma io non ho fretta e auguro lunga vita a tutti quanti. Meglio continuare a speculare sperando che qualcuno, prima o poi decida che si può spiegare qualcosa in più e far venir meno qualche contraddizione. Tanto per levarci la soddisfazione. Nel frattempo possiamo continuare a ragionare, speculare, sospettare e fare qualche volo pindarico. Chissà che tra un tentativo e un altro non si giunga abbastanza vicini alla verità. Progetto ambizioso, la verità.
Tornando a William Campbell, Bill, abbiamo parlato del suo nome qui, qui, qui e qui. Si, ok, forse mi sono dilungata un po' sull'argomento, ma tanto... chi ha fretta? Abbiamo comunque visto come ci sono forti probabilità che il suo nome sia William.
Oggi invece parleremo della sua data di nascita. Impossibile? Proviamo.
Durante un'intervista dei tempi dei Beatles, Bill afferma di considerare George Harrison come un suo fratello minore, perché lui è più grande di George di un anno e mezzo. Harrison allora lo corregge, dicendo che ha solo otto mesi in più, non un anno e mezzo. Infatti, George è nato a Febbraio del 1943 e Paul a Giugno del 1942.
E se non fosse un errore, quello di Bill? Se lui fosse di un anno e mezzo più grande di George, dovrebbe essere nato a Luglio o Agosto del 1941.
Tra le indicazioni di Mr. Apollo, una particolarmente fruttuosa è quella che suggerisce di controllare la presenza di indizi nelle canzoni di chi ha collaborato con i Beatles in qualche progetto "fuori dall'ovvio". Tra questi, cita i Bonzo Dog Doo Dah Band, i Badfinger, Klaatu, The Rutles e altri artisti della Apple. Aggiunge che la lista è lunga...
Nel 1974, Bill scrive una canzone che sarà incisa da John Cristie, intitolata 4th Of July, 4 Luglio, se ce ne fosse bisogno. Nella canzone, Bill dice che gli amici gli ricordano che è la sua festa. Da qui, la deduzione che la sua data di nascita potrebbe essere il 4 Luglio 1941.
Ora, prendiamo questa data e facciamo un altro rapido calcolo. Ricordate la copertina di Abbey Road? Va bene, domanda stupida. Ecco, una parte della targa della Volkswagen è 28 IF e per la PID starebbe a indicare che Paul avrebbe 28 anni, alla data di uscita del disco, se fosse ancora vivo. Salvo poi che, in effetti, Paul ne avrebbe 27, visto che il disco risale al settembre del 1969. A questo punto, è stata avanzata l'ipotesi che in alcune culture orientali si calcoli l'età dal concepimento e così tornano i conti. A me però sembra un po' troppo macchinoso, generico e opportunista.
Invece, se Bill fosse nato il 4 Luglio 1941, a Settembre del 1969 avrebbe proprio 28 anni, perciò il riferimento sulla targa, il 28 IF, potrebbe essere riferito a lui. Specie se supponiamo che sia stata inscenata la sua morte per fargli assumere l'identità di Paul. E anche se consideriamo che la Volkswagen nella copertina di Abbey Road identifica proprio Bill, ma questa la rinviamo ad un'altra puntata.
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venerdì 7 giugno 2013
La cipolla di vetro (2)
Abbiamo dedicato gli ultimi post (qui e qui) a Glass Onion e abbiamo visto come, in questa canzone, John Lennon faccia riferimento agli "indizi" e come invece sembri voler comunicare qualcosa di più complesso.
Vediamo gli ultimi?
"Lady Madonna, che prova a sbarcare il lunario".
Qui abbiamo visto un primo riferimento a Lady Madonna, a cui si rimprovera di rimanere a letto mentre i figli stanno ai suoi piedi. Non si capisce come sbarchi il lunario, rimane sdraiata ad ascoltare la musica nella sua testa. Abbiamo detto che probabilmente si riferisce allo stato di salute di Paul, ma in seguito vedremo anche gli altri indizi presenti in questa canzone.
"Ti ho parlato dello stupido sulla collina, ti ho detto che vive ancora lì".
Ecco un'altro indizio importante: The Fool on the Hill. Penso che questa canzone sia l'emblema della solitudine e parli di Bill. Pensiamo un po': Bill entra nei Beatles quando il gruppo è all'apice del successo; va a sostituire Paul, per il quale è stato messo su tutto il "circo"; gli altri conoscono tutto e lui no, è solo una pedina. Nella canzone, Bill descrive la sua situazione: si sente solo e gli altri credono che lui sia uno stupido. Però Glass Onion ci dice che lui è ancora lì.
"Beh C'è un altro posto in cui puoi essere: tappando un buco nell'oceano, provando un incastro a coda di rondine, guardando attraverso la cipolla di vetro".
Non sfugge un altro riferimento: Fixing a Hole, tappando un buco. Ufficialmente l'idea per la canzone venne a McCartney mentre faceva delle riparazioni in casa, ma il riferimento a Bill è chiarissimo: lui sta tappando il buco che Paul ha lasciato nel gruppo. John si riferisce al fatto di tappare un buco nell'oceano, forse ritenendo che Bill cerca di fare una cosa impossibile.
Continua poi chiedendo di fare un incastro a coda di rondine, cioè di incastrare i pezzi del puzzle e guardare attraverso la cipolla di vetro. Tutto questo, come è ovvio, ci porta a pensare che esista un intero quadro in cui incastrare tutti i pezzi del puzzle.
Non resta che provarci: incastriamo i singoli versi di Glass Onion, per vedere attraverso la cipolla di vetro.
Vi aspetto nei prossimi giorni per l'ultima puntata.
domenica 2 giugno 2013
La cipolla di vetro
Pronti per la seconda tappa del viaggio all'interno della cipolla di vetro?
Abbiamo visto nell'ultimo post, quale sia l'importanza della canzone Glass Onion, per la PID e per la nostra storia. John Lennon ci sta mostrando, attraverso questo brano, alcuni posti in cui andare. I primi due versi ci mostrano Strawberry Fields Forever e Within You Without You.
Ora andiamo avanti.
"Guardando attraverso i tulipani dallo stelo ricurvo, per vedere come vive l'altra metà. Guardando attraverso la cipolla di vetro".
Sembra una caccia al tesoro, vero?
Abbiamo visto nell'ultimo post, quale sia l'importanza della canzone Glass Onion, per la PID e per la nostra storia. John Lennon ci sta mostrando, attraverso questo brano, alcuni posti in cui andare. I primi due versi ci mostrano Strawberry Fields Forever e Within You Without You.
Ora andiamo avanti.
"Guardando attraverso i tulipani dallo stelo ricurvo, per vedere come vive l'altra metà. Guardando attraverso la cipolla di vetro".
Sembra una caccia al tesoro, vero?
Questo, qualora fosse necessario, è il video di Hello Goodbye. Se guardate bene, al minuto 2:53, si vede ampiamente lo sfondo: un disegno un po' stilizzato di... fiori col gambo ricurvo, probabilmente dei tulipani.
Hello Goodbye è palesemente la canzone dello scambio. Dice:
"Tu dici si, io dico no. Tu dici stop, io dico vai vai vai... Tu dici addio, io dico ciao".
Anche di questa canzone parleremo diffusamente, ma per ora ci basta capire che Glass Onion ci rimanda a Hello Goodbye per "vedere come vive l'altra metà", cioè per vedere come vive Bill, l'altra metà di Paul.
"Ti ho parlato del tricheco e me, sai che non potremo essere più vicini di così. Bene, qui c'è un altro indizio per voi tutti, il tricheco era Paul, in piedi sulla sponda di ghisa."
Di questo verso abbiamo già detto qualcosa: il fatto che Lennon dica che ci dà un altro indizio ci porta a pensare che in passato ne ha già dato altri. Se è per questo, anche in questa canzone ne ha dato altri. E' verissimo: ne ha dati altri, anche se perlopiù sono stati fraintesi.
Qui ad esempio, dicendo che il tricheco era Paul crea un altro equivoco. Breve riassunto.
1. Lennon scrive e canta la canzone I'm The Walrus. Quindi è lui il tricheco.
2. All'interno della copertina del Magical Mistery Tour, accanto al titolo della medesima canzone, c'è un appunto in corsivo "No, non sei tu, disse la piccola Nicola". Nicola è la bambina che si vede nel film accanto a John e George. Non capiamo il perché, ma dice che il tricheco non è John.
3. In Glass Onion, John afferma che il tricheco era Paul.
La saga del tricheco continua, ma per ora ci fermiamo qui. E' decisamente un argomento che merita più attenzione.
Quindi il tricheco era Paul ma Glass Onion ci dice che era Paul, in piedi sulla sponda di ghisa. Nel video di I'm The Walrus, ad un certo punto, si vede il tricheco in piedi su una sponda, quindi il testo potrebbe riferirsi a quello e potrebbe significare che, nel Magical Mistery Tour, in quella scena il tricheco era Paul, al punto che la bambina dice che il tricheco non è John, perché forse ha visto Paul indossare lo stesso costume. Oppure il commento è stato posto per confondere le acque.
Comunque, per me, la domanda "chi è il tricheco?" arriva per seconda. La prima è "cosa significa essere il tricheco?" Ci arriviamo...ci arriviamo...
Cominciate a vedere qualcosa attraverso la cipolla di vetro?
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