sabato 27 aprile 2013

Perché sostituire Paul?

Avete mai preparato un esame in fretta e in furia? Alla fine si sono incamerate tante nozioni ma resta una strana sensazione, quella di avere la testa piena di carta bagnata... non so se rendo l'idea. Ho sperimentato la stessa sensazione all'inizio della mia full immersion nella PID. Così ho utilizzato uno stratagemma per venire fuori dalla confusione: buttare giù tutte le domande che mi venivano su questa storia. I dubbi erano talmente tanti che ho riempito vari fogli di domande: le più ovvie riguardavano le modalità della morte, il modo di nascondere il cadavere, l'identità del sostituto e via così. Ci ho messo dentro tutto.

Quando a un certo punto ho raggiunto la convinzione che Paul McCartney non fosse morto, ma che avessero "usato" un sostituto, ho ricominciato a buttar giù le domande. Ok, a momenti diventava una fissazione quella delle domande, ma ne sono venuta fuori.
Qui erano ovviamente diverse e riguardavano la scelta del sostituto, il modo di non mostrarsi insieme, chi aveva scritto cosa, quando Paul aveva ripreso il suo posto e se lo aveva ripreso.

A questo punto qualcuno avrà un dubbio: "Hai trovato le risposte?". Grazie per la domanda. Io direi di si, ci ho pure scritto un libro, "Seguendo Mr. Apollo", per dire.

Inauguriamo oggi una sezione che potrebbe intitolarsi "Uno di noi non sta bene". Infatti, tra le prime domande di cui vi parlavo, c'era quella che riguardava il motivo per cui, a un certo momento, Paul decide di allontanarsi dai Beatles. Perché un cantante affermato come Paul McCartney, avendo lavorato tanto per giungere al successo, dovrebbe abbandonare tutto proprio quando il successo arriva?

Nel 1966 gira voce che il gruppo si voglia sciogliere. Il motivo è lo stress: per giungere al successo hanno sostenuto ritmi impossibili, e una volta giunti al successo i ritmi non rallentano. Esplode la Beatlesmania e aumenta la tensione: i fans li assediano e i quattro non possono muovere un passo senza incappare in orde di ammiratori che, in buona o cattiva fede, rischiano di ammazzarli. La loro musica è ancora un po' acerba e di certo non li soddisfa: ai concerti ben pochi sentono ciò che suonano, visto che tutto viene coperto dalle urla dei fans.

Altro motivo di stress è la polemica seguita all'esternazione di John Lennon sul Cristianesimo. Disse, ad essere precisi, che i Beatles erano diventati più famosi di Gesù e che non sapeva se il Cristianesimo sarebbe durato più del rock & roll. Queste dichiarazioni suscitarono un vespaio che non si sopì facilmente. Seguirono le antipatie dei  cattolici e soprattutto le ire dei fanatici. Addirittura vennero organizzate veglie in cui si bruciavano i dischi dei Beatles. E iniziarono da qui anche le minacce.

Ad uno degli ultimi concerti del gruppo, udendo dei boati accanto al palco, trasalirono tutti e quattro, temendo che qualcuno avesse sparato a uno di loro.

Oltre allo stress, la paura, quindi.

L'episodio di Manila fu la goccia che fece traboccare il vaso. Per un errore dell'entourage, i Beatles mancarono a una colazione ufficiale con la moglie del dittatore Marcos e questi reagì togliendogli la scorta. La televisione e le radio diffusero la notizia dell'affronto e all'aeroporto trovarono ad attenderli una folla ostile. I quattro tornarono in Inghilterra un po' ammaccati e solo per pura fortuna non successe nulla di più grave. Ma è qui che decidono di cambiare radicalmente direzione, rinunciano ai concerti e decidono di dedicarsi solo alla produzione della loro musica.

Tutto questo, su qualcuno di loro ha un effetto più devastante...


lunedì 22 aprile 2013

Sgt. Pepper: il capolavoro rinnegato

Chiunque entri nel blog Seguendo Mr. Apollo avrà notato che il disco Sgt. Pepper and the Lonely Hearts Club Band è indicato come "il capolavoro rinnegato". Che sia un capolavoro non è mai stato messo in discussione, soprattutto se consideriamo che il disco occupa la prima posizione della classifica dei 500 migliori album di sempre secondo Rolling Stones.

Sgt. Pepper è un concept album: un disco che si presenta come un tutto, un disco che tratta, in ogni sua parte, dello stesso argomento. Si, ma quale? E qui c'è un certo disaccordo. Per dire, tutti riconoscono che, nella copertina di Sgt. Pepper, i quattro siano in posa davanti a una tomba composta da fiori rossi, giacinti, secondo Apollo C. Vermouth. Ma se andate a guardare le versioni ufficiali, non si parla minimamente di ciò: è piuttosto interpretata come la parata di una banda musicale, oltre che ovviamente essere vista come una nuova prospettiva del mondo secondo i Beatles.

E allora, direte, perché sarebbe un capolavoro rinnegato? Perché tutto il disco racconta una storia. Apollo dice che ogni elemento sulla copertina, ogni personaggio e ogni oggetto è messo lì per un motivo, niente è casuale. Un capolavoro d'arte e dì ingegneria creativa. Ma siamo daccapo a dodici: quale storia racconta? Quella della morte di Paul McCartney? Chi crede nella PID pensa di si. Io, ovviamente penso di no.

Ma la storia c'è eccome: nella copertina, nelle foto all'interno del disco, nelle canzoni e, io direi, nelle fotografie del lancio del disco. Ogni singolo personaggio e ogni oggetto racconta un pezzetto della loro storia. Anzi, ogni personaggio è stato scelto proprio perché poteva rappresentare quel pezzetto di storia.

La copertina di Sgt. Pepper è a buon diritto la madre di tutti gli indizi. Tutti gli indizi successivi puntano indietro a Pepper, tranne forse la copertina di Abbey Road, che è piuttosto autonoma, se possiamo dire così.

Mr. Apollo dice che il Magical Mistery Tour punta indietro a Sgt. Pepper, usando lo stesso linguaggio e contando sul fatto che chi era distratto al primo giro, finalmente capisse tutto al secondo giro. Ma nessuno capì comunque nulla. A dirla con Mr. Apollo, è stato come aver scritto il libro più bello del mondo e nessuno aveva letto l'ultimo capitolo.

Dal 1968 in poi, però, le cose cominciano a cambiare, gli animi si agitano e i dissapori si inaspriscono. Sorvoliamo per ora su quali fossero i protagonisti dei dissapori, basta sapere che i messaggi nei dischi, in questo periodo non sono tra le priorità dei nostri protagonisti. Perciò non troviamo tanti indizi nel White Album. A parte uno piuttosto grosso.

Nel 1970, durante la celebrazione del processo a Charles Manson per la strage di Malibù, il criminale giustificò gli omicidi dicendo di avere seguito i messaggi nascosti nelle canzoni dei Beatles: Helter Skelter, soprattutto. Non è roba da poco, così a loro non resta altro da fare che negare in toto l'esistenza di qualsiasi messaggio o indizio o riferimento di qualsiasi tipo.

A questo punto, dice Apollo, viene stabilita una versione comune da cui nessuno si deve discostare. Ma per distrazione o per reale interesse a che tutto venga svelato, diversi dei protagonisti di questa storia si "lasciano sfuggire" qualcosa.

Da ciò che è stato lasciato in vista, si può ancora giungere alla verità. Progetto ambizioso la verità, ma tant'è, continua a valere la pena tentare...


mercoledì 17 aprile 2013

I was Willie Campbell

Ci eravamo lasciati con un'occhiata a delle fotografie particolari, qui e qui. Il nome del sostituto è certamente un mistero, ma tutti i riferimenti a William, Bill o Billy, ci fanno davvero sospettare che questo sia veramente il suo nome.

Ora, prima di aggiungere un altro dettaglio alla questione, farei una precisazione. Le registrazioni con i nastri al contrario. Per un periodo la mia ricerca si è concentrata sull'ascolto delle incisioni al contrario, su YouTube ce ne sono tante, tutte abbastanza inquietanti. Per fare un lavoro professionale e farmi una mia opinione, ho anche scaricato un programma per leggerle in autonomia, diciamo così, ma davvero la cosa è stata sofferenza pura. Non so se io ho l'orecchio particolarmente delicato, ma non sono riuscita ad ascoltare quella roba per più di qualche minuto. E comunque con scarsi risultati. Tentativo fallito.

Ho notato però, che tra questi, tanti video riproducono lunghissime parti che sarebbero registrate al contrario, dei veri e propri trattati. E già questo fa sorgere qualche dubbio: da profana penso sia più probabile che si possa registrare alla rovescia solo qualche frammento, un paio di parole, una piccola frase, se poi ascoltando il disco "al dritto" ciò che si deve sentire è una canzone armonica e soprattutto con un senso.

Ma il problema è un altro: ascoltando queste incisioni si verifica uno strano fenomeno: se uno è convinto che sentirà una certa frase, sentirà esattamente quella frase, salvo poi sentirne una ancora più agghiacciante, preso dalla suggestione. No, decisamente troppo opinabile.

Però. Però questo non significa che i Beatles non abbiano fatto ricorso a questo strumento per comunicare qualcosa ai proprio fans. E nemmeno si pone una questione di tecnologie: lo potevano fare e lo hanno fatto, sebbene poi abbiano negato tutto in blocco.

Detto questo, in Seguendo Mr. Apollo non ho dato seguito a questa "forma di comunicazione" proprio per i motivi che ho detto. Tranne in un caso.


In questo video si possono sentire vari esempi di registrazioni alla rovescia. Giudicate voi: di quelle centrali ne scarterei parecchie, terrei invece la famosa "Turn me on dead man".

Ma a me colpisce parecchio l'incisione che si può ascoltare mandando alla rovescia Gratitude. Si tratta di una canzone di Paul McCartney, io direi Bill, contenuta nell'album Memory Almost Full, del 2007. Non è una canzone troppo melodica, ascoltata al dritto, è invece piuttosto inquietante ascoltata al rovescio.

Bill pronuncia due frasi: "Who is this now?" (Chi è questo adesso?) e "I was Willie Campbell" (Io ero Willie Campbell). E adesso? Ragioniamo.
Bill dice che era Willie Campbell, non che è Willie Campbell. Forse lo era prima di diventare Paul McCartney; visto l'argomento, è la prima risposta che viene in mente. Però, se la domanda è Chi è questo adesso? e la risposta che dà è al passato, significa che non è più Willie Campbell, che il suo nome ora è un altro. Quindi, quello era il suo nome prima di questa storia, oppure lo è stato nel periodo della PID, confermando così che non è stato solo un gigantesco scherzo.

Ma Paul è vivo e il suo nome, a buon diritto, se lo vuole tenere lui, perciò Bill lo userà solo in pubblico. Questo ci riporta all'origine: in privato ne userà un altro. Che si tratti di Willie Campbell oppure no, lui richiama lì la nostra attenzione. Sono sicura che tante ricerche sono state svolte su questo nome, che, peraltro, è uno dei più comuni nel Regno Unito. Ma di base c'è che quel nome viene fatto in una registrazione recente e in un disco dove ci sono altri indizi. Un motivo ci deve essere...

Ci sentiamo per la prossima puntata.

lunedì 15 aprile 2013

Willie Campbell e il gioco di specchi

Avevo scritto il post di oggi, ancora sul nome del sostituto di Paul McCartney, ma devo ammettere che all'ultimo momento mi è tornata in mente una immagine che avevo da un po' e che, mi sono resa conto, c'entrava parecchio con questo argomento. Perciò, cambio di programma.

Qui abbiamo visto l'indizio più eclatante sulla copertina di Sgt. Pepper: la scritta specchiata sulla grancassa. Abbiamo spiegato, qualora ce ne fosse bisogno, che il metodo per leggere l'indizio era quella di posizionare uno specchietto orizzontalmente a metà della grancassa.

In questo post, abbiamo visto come lo stesso trucco sia stato usato, sempre sulla copertina di Sgt. Pepper,  per mostrare la prima apparizione del tricheco. In questo caso lo specchietto andava posizionato verticalmente tra Diana Dors e la palma. Et voilà.

Vediamo ora un'altra immagine.


L'immagine che vediamo sopra invece è quella della copertina del DVD Live The Space Within Us, pubblicato da Paul McCartney nel 2006. Bella, molto suggestiva la posizione di Paul, per me Bill ovviamente, in mezzo al nome. Su un forum, però, avanzavano una ipotesi: forse non è un'immagine casuale. Se posizioniamo ancora una volta uno specchietto orizzontalmente sul nome PAUL otteniamo questo:


Sorpresi? Io molto. Il fatto che ancora una volta salti fuori il nome Bill non mi sembra possa essere una coincidenza, specie se consideriamo proprio il fatto che lo stesso trucco è stato già usato più volte. 

Vi aspetto in zona per il prossimo pezzo di puzzle...
 

venerdì 12 aprile 2013

W come William

Nell'ultimo post ho cominciato un argomento nuovo di zecca: il sostituto. Ovviamente una delle domande che si pone chi si avvicina alla leggenda Paul Is Dead, è chi abbia rimpiazzato Paul McCartney. Noi siamo partiti dal nome: ne sono stati avanzati diversi nel corso degli anni, ma nessuna ricerca, pur approfondita e concreta, ha dato alcun esito. Suppongo, visto che ancora ce lo chiediamo.

Finora abbiamo escluso che si chiamasse Billy Shepherd e Billy Shears, perché così è stato spiegato da Apollo C. Vermouth. D'altra parte, come sottolineavo qui, a mio parere appare probabile che il suo nome possa essere davvero William, e quindi, Billy o Bill o addirittura Williams, come cognome. Infatti, come notavo, ci sono molti riferimenti nella discografia dei Beatles prima, e di McCartney dopo, a questo nome. Nessun'altro nome viene citato con la stessa frequenza.

Scorrendo le fotografie di Paul McCartney nei vari decenni, poi, ho trovato varie immagini in cui il cantante fa un curioso gesto con le mani. Questo.


E' chiaro che questo segno con le mani somiglia a una W. E se si riferisse proprio all'iniziale del suo nome, William? Per un certo periodo, questo gesto poteva essere ricondotto al nome del suo complesso, i Wings, o alle ali in generale (wings, appunto). Eppure, non sfugge che la prima immagine è stata scattata prima della creazione dei Wings e che l'ultima è stata scattata palesemente dopo il loro scioglimento.

Un'altra immagine ha suscitato la mia curiosità.

In questa foto, Paul McCartney ( io direi Bill), posa contro un muro tra due cartelloni che pubblicizzano un incontro di boxe. Uno dei due contendenti si chiama Billy White Cloud. Lui è sistemato in modo che sia alla sua destra, sia alla sua sinistra, si legga il nome Billy. Un'altra coincidenza? Mah!!







Sono sicura che l'argomento può riservare ancora qualche sorpresa. State in zona per la prossima puntata...

mercoledì 10 aprile 2013

Mr. Apollo e Willie Campbell

Mi sembra giunta l'ora di dire qualcosa in più sul sostituto di Paul McCartney.

Prima, io direi di sgombrare il campo da qualche equivoco:

1.  Apollo dice che diversi ragazzi si sono prestati a sostituire Paul prima dello scioglimento dei Beatles nel 1970, sia da un punto di vista visivo che sonoro, diciamo così. Afferma anche che dopo lo scioglimento, invece, i "Paul" che si vedevano erano due e quelli che si sentivano erano tre. Quindi, visto che Apollo, nei suoi post, insiste sul fatto che Paul non è morto, ma che anzi a un certo punto rivuole il suo posto nel gruppo, possiamo dedurre che dopo lo scioglimento dei Beatles, tutti abbiamo visto Paul McCartney e un suo sostituto, quello su cui, a dirla con Apollo, è ricaduta la genesi della storia, quello che noi finora abbiamo chiamato Bill.

2.  Come abbiamo già visto qui, Apollo sostiene che il nome Billy Shepherd, nome che è stato attribuito più volte al sostituto, fosse in realtà un nome di sua invenzione. Era un nome fittizio, che identificava "il sostituto". Proprio per il fatto che più di una persona aveva sostituito Paul, loro avevano stabilito un nome per identificare chi, di volta in volta, ne vestiva i panni. Onestamente, io credo che tutte queste sostituzioni siano state fugaci apparizioni, mentre l'unica duratura, anche eccessiva, forse, è quella di Bill.

3.  In questo post, abbiamo invece introdotto Billy Shears e abbiamo visto come Apollo ne spieghi la provenienza: Shears era il personaggio interpretato da William Holden nel film "Il ponte sul fiume Kwai", che sarebbe il film a cui fa riferimento John Lennon in A Day In The Life. In due parole, nel film, Shears è un soldato che finge di essere un ufficiale per ottenere un trattamento privilegiato in un campo di prigionia giapponese, durante la seconda guerra mondiale.

4.  Trovo particolarmente probabile che il nome del sostituto "principale" possa essere William, Bill o Billy o che, al massimo, che il suo cognome sia Williams. I riferimenti a questo nome si sprecano: oltre a Billy Shepherd e Billy Shears, abbiamo Bungalow Bill nel White Album, Silly Willy in Rock Show,Bill e Kate in Return to Pepperland, Billy Budapest in Monkberry Moon Delight. E ci sarebbe anche I Will, perché se mettiamo una virgola in mezzo abbiamo "Io, Will". La canzone è stata scritta da Bill in India nel 1968 ed è dedicata a Linda, conosciuta un anno prima. Tra le altre cose, nella canzone dice che quando si sono conosciuti, lui non aveva capito il suo nome, ma aggiunge che non gli importa e che proverà sempre lo stesso sentimento per lei. Lui, Will. Non Paul, Will.

5.  Infine, Apollo dice che Bill è una persona realmente esistente, perfettamente in grado di colmare il vuoto lasciato da un cantante che è andato via, e aggiunge che è stato capace, in tanti anni, di dimostrare non solo quanto aveva imparato, ma anche di mostrare cosa succedeva dietro le tende. DI MOSTRARE COSA SUCCEDEVA DIETRO LE TENDE???!!! Wow... significa allora che il caro Bill ci ha raccontato qualcosa che, invece, in tutto questo tempo è sfuggito? Che ci ha mostrato i fili del teatrino senza che nessuno se ne accorgesse? Interessante, molto interessante.


domenica 7 aprile 2013

Un'occhiata al Magical Mistery Tour?


Alzi la mano chi ha visto il Magical Mistery Tour. Intendo chi l'ha visto tutto. Forse la mia opinione si è già capita, ma non ho gradito particolarmente. Quando ho provato a vederlo la prima volta, non avendo trovato una versione in italiano, la mia visione, e soprattutto comprensione, non è durata più di dieci minuti. Visto che il film dovrebbe durarne 55, l'ho considerato un buon inizio.

Ovviamente nei vari tentativi di visione completa ho messo insieme il film intero, ma la trama continua a sfuggirmi. Ho trovato consolante che la maggior parte delle recensioni del film dicano appunto che sceneggiatura e trama sono totalmente assenti. Così mi sono messa l'anima in pace.

Bilancio: adoro The Fool On The Hill; a mio parere parla di Bill e della sua solitudine. Ho ascoltato un milione di volte Your Mother Should Know, anche prima di sapere quali implicazioni ha questa canzone nell'intera storia. E considero I'm The Walrus la più grossa sfida interpretativa nella discografia dei Beatles; non credo che Lennon abbia scritto nulla a caso. A futura memoria: LUI è l'uomo-uovo, LORO sono gli uomini-uovo, LUI è il tricheco. Tutto chiaro, no? Ci arriviamo... ci arriviamo...

Torniamo invece al MMT e a quello che Apollo C. Vermouth ha svelato in proposito. Qui abbiamo visto che Apollo spiega che il tricheco viene presentato nel MMT e tutti si chiedono cosa stia combinando Lennon, poi ovviamente si danno per vinti, dando la colpa alla dipendenza da LSD. Troppo facile, direi.

Apollo ribadisce che la madre di tutti gli indizi è la copertina di Sgt Pepper, e in questo post abbiamo mostrato come il tricheco vi comparisse già; quindi, nel MMT, il tricheco appare solo per rimandare alla copertina di Sgt. Pepper. E non è il solo indizio inserito a questo scopo, anzi, Apollo afferma che tutto il film punta verso Pepper. Vediamo?


Pare che già la copertina sia un indizio: i quattro, in entrambe le copertine, sono mascherati: in Sgt. Pepper vestono abiti militari molto variopinti, nel MMT sono mascherati da animali vari, tra cui, in primo piano, il tricheco. Intorno a loro una moltitudine di stelle: in Sgt. Pepper le stelle sono le "star", i personaggi famosi alle loro spalle, nel MMT, quelle che hanno intorno sono stelle... diciamo nel senso più stretto del termine.


Questa immagine è un frame che si vede alla fine del MMT. George e John assistono alla performance dei Bonzo Dog Doo Dah Band. L'indizio sta nella foto in sé, come dice Apollo. I due sono seduti da soli (LONELY), in un locale (CLUB), a guardare una BAND e John ha un cuore sul cappello (HEART). Quindi, LONELY HEART CLUB BAND. Sorpresi? Io si.

Se non è stato possibile, da parte degli ammiratori, interpretare la copertina e le canzoni di Sgt. Pepper, il MMT non ha avuto certo migliore sorte. La verità è che indizi simili sono decisamente ben nascosti, non è legittimo aspettarsi che qualcuno li capisca. D'altra parte fa simpatia pensare alle aspettative che i Beatles  riponevano nei fan. Ha comunque ragione Apollo: semplicemente gli altri non erano intelligenti quanto loro. Come non condividere?

venerdì 5 aprile 2013

La PID nel Magical Mistery Tour

Dove eravamo rimasti?

L'ultima volta che abbiamo parlato di PID, abbiamo visto gli indizi nelle canzoni di Sgt. Pepper. Ora è tempo di parlare degli indizi presenti nel Magical Mistery Tour.

Il MMT è un film sceneggiato e interpretato dai Beatles nel Settembre del 1967 e le canzoni presentate nel film vengono inserite in un disco che verrà pubblicato a Dicembre dello stesso anno. Rispetto ai loro canoni, il MMT è drasticamente al di sotto degli standard, e infatti venne bocciato dal pubblico e dalla critica. Il film manca di una trama e racconta un viaggio surreale, che sfiora il grottesco, di un gruppo di male assortiti personaggi su una coloratissima e sgangherata corriera.

Diciamo che questo è ciò che appare ad un occhio poco attento, perchè nel MMT c'è ben altro. Ci sono, ad esempio, alcuni dei brani migliori dei Beatles, a partire da I'm The Walrus o The Fool On The Hill. E poi, è importante per la PID e ancora più importante per la mia teoria.

E io partirei proprio da I'm The Walrus, Io sono il tricheco.


Nel video di I'm The Walrus, i quattro compaiono vestiti ognuno con un costume diverso e uno di questi è il tricheco. I sostenitori della PID sostengono che il tricheco sia considerato un simbolo di morte, nelle culture scandinave e quindi che anche questo rappresenti la morte di Paul.
Falso. Anzi pare che il tricheco in Scandinavia sia considerato simbolo di abbondanza, non fosse altro che per il fatto che, in passato, le popolazioni nordiche traevano sostentamento da questo animale. E' nato lì il detto che del tricheco non si butta via nulla. Ok, forse non era per il tricheco.

Alla fine del film, i Beatles cantano Your Mother Should Know, una canzone molto carina, apparentemente senza pretese; l'apparenza è tutto in questa storia. Nel video, i quattro scendono da un'imponente scalinata, tutti vestiti di bianco con, all'occhiello, un garofano rosso. Anzi, John, Ringo e George lo hanno rosso, Paul lo ha nero, il colore del lutto.
Vero. E' sicuramente un indizio voluto. Per giustificare la diversità, "McCartney" dirà che erano finiti i garofani rossi, ma ovviamente tutti sanno che è più facile trovare un garofano rosso che uno nero.

Mentre scendono poi, a "McCartney", direi Bill, viene consegnato un mazzo di fiori, tra cui ce ne sono anche rossi. E qui è facile: se mancava il fiore rosso per Paul, perché non toglierlo da lì??!! Secondo i sostenitori della PID il mazzo di fiori, che normalmente viene consegnato agli attori al termine di uno spettacolo, è dato al rimpiazzo di Paul, per premiarlo dell'interpretazione.
Forse. Però io farei un'altra considerazione: in tante occasioni viene fatto in modo che Bill abbia qualcosa di diverso dagli altri. Secondo me lo scopo è proprio quello di creare un elemento di distinzione affinché chi guarda noti che lui non c'entra col resto.

In un'inquadratura del MMT, Bill è vestito in abiti militari ed è seduto dietro una scrivania; davanti a lui c'è una scritta che dice "I Was", io ero.
In chiave PID è stata interpretata nel senso che Paul ERA vivo, e ora non lo è più. 
Anche no. Avanzo un'alternativa: se si riferisse a Bill e significasse che ERA un militare? Non necessariamente un poliziotto canadese, però.




All'esame di questi indizi, aggiungerei una valutazione. Apollo C. Vermouth poneva la copertina di Sgt. Pepper come la madre di tutti gli indizi, perché la storia comincia ad essere raccontata lì. Dopo Sgt. Pepper, ciò che i Beatles si aspettavano era che tutti arrivassero a interpretare ciò che loro stavano raccontando, ma così non è stato. A quel punto, però, piuttosto che ammettere che c'era stato un vuoto di comunicazione con i fans, insistono nel voler puntare indietro agli stessi indizi.

Qui abbiamo visto come il tricheco fosse già presente nella copertina di Pepper, I'm The Walrus serve solo per puntare indietro verso Pepper. Purtroppo il testo è decisamente complicato e quello che doveva essere un chiaro messaggio è servito solo a complicare le cose. Il tricheco merita tutt'altra attenzione e noi gliela daremo presto...

State in zona per la prossima puntata...

martedì 2 aprile 2013

I Beatles e le suggestioni collettive

Oggi parliamo di suggestioni collettive. Per carità, niente di noioso... Ha tutto a che fare con la storia dei Beatles, della sostituzione di Paul McCartney e del nostro argomento preferito.

Se ci pensiamo, tutta questa storia parla di suggestioni collettive: di quei condizionamenti in grado di influenzare la capacità di giudizio d'intere classi di soggetti, di condizionarne in modo più o meno conscio il libero convincimento. Ciò accade abitualmente per certi fenomeni, come la paura, la fobia, il panico. Sono sensazioni che si contagiano, strisciando, provocando nelle persone paura di qualcosa che non saprebbero coscientemente individuare.

No, qui non parliamo di paura, fobia o panico. Parliamo invece di come sia possibile, anzi facile, rinunciare alla propria capacità di distinguere, di ragionare liberamente o di porsi domande, se la maggior parte delle persone vi rinuncia.

Che è poi quello che è successo. A dicembre del 1966, un giornalista chiede a tutti e quattro i Beatles se il gruppo si sta sciogliendo, in primo luogo perché si vedono insieme sempre meno, in secondo luogo perché ognuno di loro comincia a impegnarsi in lavori individuali. John, George e Ringo hanno capelli lunghi e baffi ma sostanzialmente  sono sempre loro. Paul è totalmente diverso: ha il viso e la testa più lunga, anche lui ha i baffi e ha un modo di parlare strano, evasivo. Come se fosse concentrato, più che su quello che dice, su come lo dice. Per chi fosse curioso, il video dell'intervista si trova anche nell'Anthology.

Comunque, nessuno si accorge che Paul è diverso in quell'intervista, che nella copertina di Sgt. Pepper è più alto del solito, che nel video di Hey Jude ha gli occhi verdi quando li ha sempre avuti marrone scuro, che il McCartney che canta dal 1967 in poi ha un tono di voce diverso e fa osservazioni meno intelligenti del solito. Può bastare?
Prima suggestione collettiva: nessuno nota che Paul è cambiato perché tutto è cambiato.

Quando nel 1969 scoppia la PID, tutti i fan vengono presi dalla frenesia di trovare gli indizi della morte di Paul. Tutti sono assolutamente certi che una cosa terribile sia accaduta al poveretto e tutti giocano al rialzo: gli indizi sono un crescendo di complessità, di cinismo e di... improbabilità. Eppure, a guardare bene le foto dell'epoca, si può notare che a volte McCartney ha gli occhi verdi, altre li ha marroni, a volte ha il viso e il cranio tondi, a volte li ha allungati. In alcune canzoni, poi, il tono di voce è proprio tornato alla tonalità originale. Che confusione.
Seconda suggestione collettiva: di Paul ce ne sono due, ma è molto più semplice credere che il bassista sia morto, nonostante tutte le incongruenze del caso. E poi i misteri sono sempre più divertenti della logica, mi rendo conto.

Per i quarant'anni successivi le cose sono andate avanti sempre allo stesso modo: Bill racconta la sua storia nelle canzoni, ma nessuno si prende la  briga di metterle insieme. 
Terza, lunghissima, suggestione collettiva.

Bisogna dire che per complicare tutto e non far più capire nulla a chi stava a sentire o a guardare, ci si sono messi d'impegno, eppure con un po' di fortuna si può ancora riuscire a mettere insieme il puzzle.


"La verità è nascosta in piena vista."
Apollo C. Vermouth