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sabato 11 aprile 2015

UNO SGUARDO SU ABBEY ROAD

Questa settimana ho preso l'influenza. Niente di grave, soliti sintomi: mal di gola, raffreddore, tosse e una smodata attrazione per Come Together.
Come, non avete mai avuto questo ceppo?
Strano, molto strano.

Comunque, tutto è partito dagli ultimi post che ho scritto e sul prossimo, cioè questo.
Volevo raccontarvi di Abbey Road. Avrete sicuramente notato come sulla Home di questo blog siano riportate due copertine: Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band e Abbey Road. Il primo disco segna l'inizio della storia che racconto e il secondo, a suo modo, ne rappresenta la fine, ma rappresenta anche l'inizio di una nuova storia. Cambia il narratore, forse, di questo racconto, ma questa storia di certo non finisce sulle strisce pedonali di Abbey Road.

Sgt. Pepper e Abbey Road, a mio parere, sono entrambi concept album: segnano un contesto e si muovono al suo interno, raccontano la stessa cosa in ogni loro contenuto, nella copertina del disco e nei brani contenuti in esso. Tutto ci parla degli stessi eventi. La differenza è che mentre per Sgt, Pepper le peculiarità saltano agli occhi da subito ed  è impossibile pensare che tutto sia casuale, non voluto o deciso e pianificato in ogni minimo particolare, per Abbey Road è diverso. La copertina è bella ma non così dirompente e l'unico particolare che può colpire l'attenzione di chi guarda è che Paul è scalzo. E anche qui, se non ci fosse stata la leggenda PID, tutti avrebbero considerato la cosa come una stranezza, una bizzarria, non certo come un indizio di un progetto più ampio. Ecco, diciamo che Abbey Road passa più inosservato, eppure...

Ricordate quando in questo POST avevo chiesto cosa sarebbe successo se ad un certo punto Paul McCartney avesse rivoluto il suo posto nel gruppo, nel clima teso che si era venuto a creare? Il disco di cui parliamo risponde a questa domanda.

E se vogliamo cominciare dalla notizia del ritorno di Paul, possiamo ricordare Here Comes the Sun e Sun King. Le due canzoni annunciano con lo stesso tenore il ritorno del sole e del Re Sole. QUI e QUI ne abbiamo parlato diffusamente e abbiamo notato come fosse molto strano che nello stesso disco ci fossero due canzoni dal contenuto così simile. Abbiamo anche ribadito più volte come i riferimenti al sole, ogni volta che sono stati fatti, abbiano sempre portato a Paul.

E troverete ancora più strano che un'altra canzone, Come Together, cominci proprio con "Here come..." Ci avete fatto caso? Anche la prima canzone del disco comincia con l'introduzione di qualcuno che arriva, in questo caso con le parole here come old flat top. Direte... cosa significa? E qui si deve fare un discorso più ampio.

Come Together è una delle canzoni più misteriose di Lennon, in tanti ritengono addirittura che John avesse fatto un cumulo dei suoi nonsense e li avesse messi tutti insieme in un'unica canzone.
A questo riguardo, il mio ragionamento è più possibilista: se arriva un eschimese e vi parla nella SUA lingua e voi non conoscete l'eschimese, cosa pensate? Che VOI non conoscete la sua lingua o che LUI sta dicendo cose senza senso? Ecco, per me Lennon aveva una SUA lingua, solo che, erroneamente, ha pensato che lo potessero capire, non dico tutti, ma sicuramente molti. Così non è stato. Ma Come Together è ancora là e quelli che si prendono questo ceppo di influenza ancora si avventurano nella sua interpretazione.

Come Together fu scritta da John per accompagnare i comizi di Timothy Leary, candidato come governatore della California. Tuttavia, la canzone non venne utilizzata e John scrisse un nuovo testo, molto criptico, dicendo che nella canzone parlava di loro.
E qui la domanda è d'obbligo: Loro chi? All'inizio pensavo che LORO stesse per i Beatles e, come tutti, provavo a ricollegare i singoli  versi ai favolosi quattro. In giro si trovano esempi classici: He holy roller (lui un santo tritasassi) sarebbe George Harrison, perché si riferirebbe al suo fervore religioso. Mentre Walrus gumboot, (stivali di tricheco) sarebbe riferita a Paul, perché in Glass Onion, John dice che il tricheco era Paul. E comunque, nessuna di queste frasi ci dice nulla di più, per le teorie ufficiali.

A me questo ragionamento non mi ha portato troppo lontano.
E se parliamo di codici invece? John ne usava parecchi ed era un fanatico dei giochi di parole, tanto che in I am The Walrus cita, accanto al tricheco, anche l'Uomo Uovo, maestro dei giochi di parole.

Un altro elemento da considerare è che, se i ragionamenti fatti fino a qui sono giusti, i protagonisti della nostra storia non sono più solo i quattro Beatles e se John avesse voluto raccontare ciò che stava succedendo allora, non avrebbe potuto farlo senza chiamare in causa anche Bill e George Martin, anche in Come Together.

Ce n'è abbastanza per iniziare?
Allora vi aspetto qui.


domenica 18 maggio 2014

C'erano George Martin, il Re Sole e Mark Twain...

Eccomi, ancora qui!!!

Ho dato un'occhiata agli argomenti seguiti con gli ultimi post e mi sono accorta che manca ancora qualche elemento per far quadrare il cerchio. Abbiamo analizzato i legami tra Paul e il Re Sole, Sun King (QUI e QUI) e poi, i riferimenti al Codice presente nel disco Love, di George Martin (QUI).

Nel disco, Sir George mette, con grande evidenza, l'accento su Sun King e lo fa inserendo la canzone con il titolo alla rovescia: Gnik Nus. Il brano è riportato diviso in due parti ideali: la prima parte è mandata alla rovescia e la seconda, al dritto. 

Piccola precisazione: avrete notato, nel blog (e chi lo ha letto, anche nel libro), che tra le mie considerazioni non ho mai dato tanta importanza alle registrazioni alla rovescia. Ciò perché ognuno, in virtù di suggestione, può sentirci dentro qualsiasi cosa. Esempio: se mandando il nastro alla rovescia sei convinto di sentire che Paul è morto, molto probabilmente sentirai che Paul è morto e anzi, anche che è morto squartato da un bufalo bianco mentre attraversava una strada poco trafficata nella periferia di Liverpool. Reso l'idea?

Cionondimeno i Beatles erano certamente in grado di inserire dei messaggi che potevano essere compresi solo mandando il disco alla rovescia e sicuramente lo hanno fatto. Il motivo per cui a un certo punto hanno negato la presenza degli indizi probabilmente l'ho già detto diverse volte: sono stati coinvolti nella follia di Charles Manson che, durante il processo per la strage di Malibù, di cui era colpevole, affermò di aver agito spinto dai messaggi presenti nelle canzoni dei Beatles. Brutta storia, quella. L'unica cosa saggia da fare era negare tutto, senza dubbio.

Detto questo, George Martin decide di puntare l'attenzione su Gnik Nus, in pratica specchiando la canzone. Mettiamo insieme i nostri addendi. Prendiamo la Maschera di Ferro e la storia del gemello nascosto. Aggiungiamo Paul, mancino, e uno che gli somiglia come fosse un gemello, che è destrorso o al massimo ambidestro. La canzone va prima in un verso e poi nell'altro: è la stessa, ma alla rovescia. E se volesse dirci che prima c'è Paul e poi continua un altro, uno che è uguale a lui, ma al rovescio?

Peraltro, l'idea del nome alla rovescia potrebbe essere mutuato da un film per la televisione girato da Ringo Starr nel 1978. In questo film, Ringo racconta la storia di un personaggio famoso: un batterista, casualmente. Stressato dal successo e dall'impossibilità di avere una vita tranquilla, l'uomo decide di lasciare le scene e farsi sostituire da un ragazzo che gli somiglia come una goccia d'acqua.

Il poveretto si chiama Ognir Rrats (Ringo Starr alla rovescia, se ce ne fosse bisogno) e se la passa male. Vive della vendita di cartine topografiche, ha un padre che lo maltratta e gli porta via i soldi che guadagna: uno sfigato. I due si scambiano i ruoli e da lì parte... la solita storia del principe e il povero, di Mark Twain.

Aldilà degli sviluppi e della qualità del film, possiamo badare al fatto che anche Ringo sceglie di raccontare una storia di sostituzione con un "gemello" povero.

Con questo post abbiamo completato un altro pezzo del nostro quadro, ma tranquilli, ce ne sono ancora tanti da scoprire... Nel frattempo, se vi va, lasciate pure i vostri contributi nella sezione commenti. Niente contributi? Una riflessione? Un'intuizione? Un'opinione? Vabè, nel caso, anche i saluti sono graditissimi.

martedì 29 aprile 2014

Il Codice LOVE

Eccomi!! Eh si, avrete certamente sentito la mia mancanza. Ma ora rimediamo.

Negli ultimi post abbiamo parlato di un personaggio di questa storia a me tanto simpatico: Sir George Martin. Nel primo post sull'argomento, abbiamo parlato del ruolo di Sir George nell'intera dinamica del gruppo e del suo peso nello svolgersi degli eventi. Nel secondo, invece, è stato analizzato lo stemma araldico scelto dal produttore quando fu insignito del titolo di Cavaliere dell'Ordine dell'Impero Britannico.

Oggi aggiungiamo ancora qualche tessera.

Nel 2006, George Martin pubblica una raccolta dei successi dei Beatles che si intitola LOVE. Il disco comprende varie canzoni rielaborate inserendo, al loro interno, stralci di altri pezzi. Un esempio: Strawberry Fields Forever include la sessione dell'orchestra di Sgt Pepper's Lonely Hearts Club Band, l'assolo di piano di In My Life, la tromba di Penny Lane, il violoncello e il clavicembalo di Piggies e il finale di Hello Goodbye. Insomma, un lavoretto semplice semplice. Ovviamente il risultato è straordinario e il disco, bellissimo.

Quando l'album venne pubblicato, George Martin disse che nel disco era nascosto un Codice e invitava i fan a interpretarlo. Qualora poi, disse, non vi fossero riusciti, dovevano chiedere spiegazioni a Paul McCartney perché lui, sicuramente, sapeva di cosa si stava parlando.

Partiamo dalla copertina: se posizioniamo uno specchietto a metà della scritta LOVE, indovinate cosa viene?


Si, viene proprio Code, Codice. Io direi che merita proprio qualche approfondimento.

Altra cosa. Non siete curiosi di sapere a beneficio di chi è stato fatto questo disco? 
Bill ci da una risposta nella sua canzone Feet in The Clouds, pubblicata nel disco Memory Almost Full. Apollo punta varie volte a Memory Almost Full e al fatto che si possono trovare, al suo interno, parecchi indizi. Questo disco, peraltro, è di appena un anno successivo al disco Love.

In Feet in The Clouds, Bill sostiene che l'amore (Love, se ce ne fosse bisogno) è favoloso e che è una pugnalata al cuore, che è il suo tesoro nascosto, fatto su misura per lui.
Per tutta la carriera "McCartney" ha considerato l'amore come il più alto dei sentimenti e non si riferirebbe ad esso come a una pugnalata al cuore. Potrebbe invece (Bill) riferirsi al disco di cui parliamo, come una pugnalata al cuore dell'intera faccenda, il suo tesoro nascosto, fatto per compiacerlo e aiutarlo. 

Ovviamente, se riuscissimo a interpretarlo...

giovedì 10 aprile 2014

Sir George e le connessioni araldiche

Bene bene bene...

Che ne dite di continuare a parlare del "quinto Beatles", Sir George Martin, produttore e arrangiatore dei Beatles?

Nel post che ho citato ho avanzato un quesito particolare: cosa sarebbe successo se George Martin si fosse messo dalla parte del nuovo arrivato e avesse deciso di tenerlo sotto la sua protezione?

Beh, oggi vediamo una serie di indizi molto particolari, seminati dal caro Sir George, forse per farci capire qualcosa di questa storia. Esamineremo con un  po' di curiosità e attenzione, spero, il simbolo araldico che George Martin scelse nel 1996, quando fu insignito del titolo di Cavaliere dell'Ordine dell'Impero Britannico.

Lo stemma araldico è questo. Cominciamo?

1. I tre scarafaggi. Rappresentano, con un certo grado di ovvietà, i Beatles. Ma altrettanto ovviamente, non sfuggirà che qui i quattro Beatles sono solo tre. Di questi, uno è più grande e potremmo dedurre che indichi Lennon, visto che la sua superiorità artistica non è mai stata messa in discussione. Gli altri due, in buona aprossimazione, io direi che sono George e Ringo. Siccome non è stato possibile un rientro di Paul tra le fila della band, possiamo ipotizzare che il Beatles mancante sia lui: Paul non è più un Beatles e Bill non lo è mai stato.

2. Il pentagramma. Identifica l'ambito di competenza di Sir George. Ma sotto e sopra il rigo musicale, c'è uno strano motivo, simile agli incastri di un puzzle, quasi a voler segnalare un enigma da risolvere.

3. L'uccellino. In cima allo stemma c'è un uccellino, un balestruccio, per l'esattezza. Certo, detto così non vi dice nulla. Ma in inglese si traduce martin. Indicherà quindi il suo cognome e la sua casata.

4. Il flauto. Nella discografia dei Beatles c'è un solo assolo di flauto ed è quello di The Fool on the Hill. Abbiamo visto in questo post, che questa canzone, nel nostro quadro, parla verosimilmente di Bill. E il flauto si trova proprio sotto l'ala dell'uccellino. Ci fa pensare quindi che Bill sia stato preso sotto l'ala protettrice di George Martin.

5. L'inclinazione del flauto. Nella simbologia araldica ha un significato anche il verso del flauto, si dice bend sinister e rappresenta la condizione della illegittimità. Apollo spiegava che i motivi per cui Sir George aveva scelto di mettere il flauto in quella posizione potevano essere due: il produttore si sentiva un bastardo o lavorava con un bastardo. Posto che stava facendo solo il suo lavoro, io escluderei la prima possibilità.

6. Lo stendardo. C'è una frase sullo striscione riprodotto verso la metà dello stemma: Amore Solum Opus Est. Tradotto, All you Need is Love. Prima o poi daremo un'occhiata anche a lei.

7. La zebra col bastone pastorale.  Ultimo elemento da analizzare. Con il termine zebra viene indicato anche l'attraversamento pedonale e il bastone pastorale lo ha l'abate. Va da sè che questo indizio si riferisca a Abbey Road. Il riferimento alla copertina di questo disco è chiaro e significa che è importante anche per Sir George. Abbiatene cura, a futura memoria.

Scommetto che ora anche voi trovate terribilmente interessante questo indizio, come me. E scommetto anche che comincia a starvi molto simpatico Sir George Martin.

Bene bene bene...