martedì 2 aprile 2013

I Beatles e le suggestioni collettive

Oggi parliamo di suggestioni collettive. Per carità, niente di noioso... Ha tutto a che fare con la storia dei Beatles, della sostituzione di Paul McCartney e del nostro argomento preferito.

Se ci pensiamo, tutta questa storia parla di suggestioni collettive: di quei condizionamenti in grado di influenzare la capacità di giudizio d'intere classi di soggetti, di condizionarne in modo più o meno conscio il libero convincimento. Ciò accade abitualmente per certi fenomeni, come la paura, la fobia, il panico. Sono sensazioni che si contagiano, strisciando, provocando nelle persone paura di qualcosa che non saprebbero coscientemente individuare.

No, qui non parliamo di paura, fobia o panico. Parliamo invece di come sia possibile, anzi facile, rinunciare alla propria capacità di distinguere, di ragionare liberamente o di porsi domande, se la maggior parte delle persone vi rinuncia.

Che è poi quello che è successo. A dicembre del 1966, un giornalista chiede a tutti e quattro i Beatles se il gruppo si sta sciogliendo, in primo luogo perché si vedono insieme sempre meno, in secondo luogo perché ognuno di loro comincia a impegnarsi in lavori individuali. John, George e Ringo hanno capelli lunghi e baffi ma sostanzialmente  sono sempre loro. Paul è totalmente diverso: ha il viso e la testa più lunga, anche lui ha i baffi e ha un modo di parlare strano, evasivo. Come se fosse concentrato, più che su quello che dice, su come lo dice. Per chi fosse curioso, il video dell'intervista si trova anche nell'Anthology.

Comunque, nessuno si accorge che Paul è diverso in quell'intervista, che nella copertina di Sgt. Pepper è più alto del solito, che nel video di Hey Jude ha gli occhi verdi quando li ha sempre avuti marrone scuro, che il McCartney che canta dal 1967 in poi ha un tono di voce diverso e fa osservazioni meno intelligenti del solito. Può bastare?
Prima suggestione collettiva: nessuno nota che Paul è cambiato perché tutto è cambiato.

Quando nel 1969 scoppia la PID, tutti i fan vengono presi dalla frenesia di trovare gli indizi della morte di Paul. Tutti sono assolutamente certi che una cosa terribile sia accaduta al poveretto e tutti giocano al rialzo: gli indizi sono un crescendo di complessità, di cinismo e di... improbabilità. Eppure, a guardare bene le foto dell'epoca, si può notare che a volte McCartney ha gli occhi verdi, altre li ha marroni, a volte ha il viso e il cranio tondi, a volte li ha allungati. In alcune canzoni, poi, il tono di voce è proprio tornato alla tonalità originale. Che confusione.
Seconda suggestione collettiva: di Paul ce ne sono due, ma è molto più semplice credere che il bassista sia morto, nonostante tutte le incongruenze del caso. E poi i misteri sono sempre più divertenti della logica, mi rendo conto.

Per i quarant'anni successivi le cose sono andate avanti sempre allo stesso modo: Bill racconta la sua storia nelle canzoni, ma nessuno si prende la  briga di metterle insieme. 
Terza, lunghissima, suggestione collettiva.

Bisogna dire che per complicare tutto e non far più capire nulla a chi stava a sentire o a guardare, ci si sono messi d'impegno, eppure con un po' di fortuna si può ancora riuscire a mettere insieme il puzzle.


"La verità è nascosta in piena vista."
Apollo C. Vermouth


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